Riuscire a capire la differenza tra caregiver non convivente e caregiver familiari non è affatto semplice. Si tratta però di una necessità indispensabile per coloro che hanno il compito di occuparsi di un proprio caro disabile o comunque non più autosufficiente.
Questa priorità è inoltre accentuata dall’evoluzione a livello normativo della figura del caregiver non convivente: negli ultimi mesi, infatti, la politica italiana è impegnata nel tentativo di delineare con più precisione i livelli di assistenza e di cura svolti dai caregiver. L’obiettivo è infatti quello di giungere in tempi brevi a una legge nazionale unitaria in favore dei caregiver familiari, riconoscendo maggiormente i loro diritti e consentendo così di conciliare concretamente le esigenze di vita, di cura e di lavoro.
In questo senso tra le novità più importanti potrebbe esserci l’eliminazione del vincolo di convivenza. Come si traduce questa “novità” per le due figure di caregiver non convivente e caregiver familiari? È proprio quello che vi spiegheremo nel dettaglio di seguito.
Caregiver familiari: una figura centrale nel sostegno della persona
I caregiver familiari, come spesso siamo soliti affermare, svolgono un ruolo silenzioso all’interno della società di una rilevanza straordinaria. Senza alcuna forma retributiva, prestano infatti all’interno della quotidianità cure e aiuto a persone incapaci di piena autonomia a causa di disabilità accertate e patologie in stato avanzato.
Lo fanno ogni giorno con attenzione, determinazione e una competenza che viene accresciuta nel tempo, poiché i caregiver familiari non si prestano esclusivamente allo svolgimento delle faccende domestiche, ma si mettono in gioco anche per la ricerca dell’equilibrio psicofisico della persona, salvaguardando la sua serenità, e dovendo inoltre fare i conti con le altre dinamiche familiari che li circondano.
Per questo motivo a loro vengono attribuiti gran parte dei meriti nell’assicurare una buona qualità di vita del paziente nel contesto abitativo, senza dimenticare il supporto morale e la somministrazione di medicine e ovviamente dei pasti.
Caregiver familiari requisiti, compiti e diritti
Quali sono tuttavia i requisiti dei caregiver familiari? Attualmente in Italia manca ufficialmente una disciplina specifica per i caregiver familiari. Quello che è certo è che attualmente il riconoscimento di questa figura è subordinato a quello della disabilità della persona assistita, attraverso la Legge 104, che ne regolamenta con precisione i diritti, ma anche la loro assistenza e integrazione.
Tra i requisiti dei caregiver familiari il più importante è senza dubbio la certificazione di disabilità grave dell’assistito. Allo stesso tempo occorre considerare il grado di relazione con la persona, che deve necessariamente essere coniuge, parente, convivente di fatto o parte di unione civile entro il secondo grado, oppure, in determinate circostanze, entro il terzo grado.
Tra i suoi diritti vi è naturalmente quello di prestare assistenza volontariamente, gratuitamente, in modo permanente e per un periodo continuativo, a coloro che non sono più autosufficienti a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative.
Esiste la figura del caregiver non convivente?
No, attualmente non esistono normative finalizzate a definire i requisiti e le modalità di acquisizione dello status di “caregiver non convivente”. Allo stato attuale delle cose, tuttavia, i caregiver familiari che non abitano con il proprio assistito possono comunque accedere a un permesso dal lavoro grazie alla Legge 104. Naturalmente con l’obbligo di prestare aiuto al proprio caro durante questo prezioso tempo a propria disposizione.
Diversamente, la Legge 104 consente ai caregiver familiari di usufruire del congedo biennale retribuito per occuparsi del proprio caro in difficoltà, necessariamente attraverso un’assistenza che sia continuativa e quindi, secondo le normative, impossibile da offrire attraverso una non convivenza.
Attenzione però a non fare confusione: il caregiver che non vive nello stesso appartamento, ma comunque all’interno del medesimo stabile, non viene considerato caregiver non convivente, ma caregiver familiare. Su questo la Legge risulta essere più “flessibile”.
Caregiver non convivente e caregiver familiari: qual è la situazione attuale?
Proviamo quindi a fare ulteriore chiarezza, rispondendo alla tanto gettonata domanda: il caregiver deve essere convivente? Il caregiver familiare deve essere convivente se intende usufruire del congedo parentale straordinario di due anni, mentre questo requisito non è da intendersi come indispensabile per coloro che non vivono insieme all’assistito ma usufruiscono di tre giorni al mese di permesso retribuito.
La situazione attuale circa l’appiattimento delle differenze tra caregiver convivente e caregiver familiari lascia tuttavia ancora numerosi dubbi. Sono infatti in molti a credere che vivere in un’altra casa non significa necessariamente non prendersi cura di una persona cara. Questo perché occorre valutare anche i bisogni e le necessità dei familiari delle persone disabili o non più autosufficienti.
In attesa, dunque, di ulteriori chiarimenti, il riconoscimento del caregiver non convivente resta dunque in sospeso.
Redazione Peranziani
Articolo revisionato dalla nostra redazione