“Io sono l’Alzheimer” presentata la prima guida promossa da Korian Italia

26 Maggio 2019

Sono tanti e diversi i motivi che portano alla nascita di un libro. “Io sono l'Alzheimer”, la prima guida pratica “dentro alla malattia visibile” presentato il 24 maggio alla libreria Open di Milano ed edito da Gribaudo – IF Idee Editoriali Feltrinelli, nasce da quella che è l’esperienza quotidiana di Korian Italia con decine e decine di malati e con i loro parenti e che vuole essere messa a disposizione di chiunque si trovi o pensi di essere in contatto con questa patologia.

“Io sono l'Alzheimer” infatti è la prima preziosa guida pratica che, grazie al lavoro di Simona Recantini, si rivolge a chiunque volesse comprendere il percorso e le sfaccettature di una malattia molto complessa in un modo pratico e con un linguaggio accessibile a tutti i “caregiver”. Il tutto con la supervisione medica e scientifica di Aladar Bruno Ianes, Direttore Medico di Korian Italia.
Lo scopo primario quindi è quello di informare, consigliare, dare risposte a chi le sta cercando: provare ad arginare, o almeno a convivere con questa malattia. Comprendere ed analizzare alcuni meccanismi che si innescano nella testa di un malato cercando un modo per trovare una qualche “empatia”, una sorta di vicinanza emotiva con chi invece sembra lontano e diverso da prima (senza ricordi del passato e quindi con un presente tutto da riscrivere).
È chiaro che l’Alzheimer sia una malattia che spaventi come poche altre, capace di creare panico non solo nel malato che perde ogni riferimento, ma anche nei suoi familiari e nelle persone a lui vicine. Ansia, smarrimento, paure che minano le fondamenta stesse di un individuo.
Persone il cui numero è in costante crescita (si parla di vera e propria emergenza” per il futuro) e che in netta maggioranza vivono in casa con i propri familiari con vantaggi innegabili da un lato ma con problemi crescenti dall’altro.
Perché gestire un malato di Alzheimer necessita di competenza e conoscenza. 
La prima cosa è saperla riconoscere. “Io sono l'Alzheimer” racconta quelli che sono i primi sintomi, i campanelli d’allarme cui dobbiamo prestare massima attenzione: perdita di interesse e iniziativa, improvvisi sbalzi d’umore, cambiamenti repentini nella personalità ma anche cose più concrete come problemi nella elaborazione di semplici calcoli o errori nella gestione dei soldi.
Dalla conoscenza si passa alla gestione quotidiana del malato cui non deve mai mancare l’autonomia (da preservare il più a lungo possibile) ed una serie di routine e piccoli riti quotidiani che danno sicurezza e serenità. Il tutto seguendo quella che viene definita “l’arte della lentezza”.

Lentezza come una carenza, una parola sussurrata, un sorriso, come cadenzare una giornata “piena” ma senza corse, tenendo da una parte “viva” ed attiva la persona ma senza stress.

5 sono i consigli “base” che il libro fornisce:

1. Creare delle routine: dalle passeggiate alle piccole pulizie domestiche
più le azioni sono familiari, meno stress creano nel malato. Per questo, può essere utile stabilire orari e attività nella giornata per facilitare i compiti e non creare ulteriore confusione. Qualche esempio? Aiutare il malato di Alzheimer a mantenere la propria autonomia lavandosi, vestendosi e cucinando, ma anche facendo movimento, passeggiate, e rendendosi utile con piccole pulizie domestiche. 

2. Alimentazione sempre sotto controllo: 
molta frutta e verdura, preferibilmente a foglia verde; carne bianca, uova, salmone e pesce azzurro (sgombro, sarde, alici, aringa), frutta secca e semi, frutti rossi, prodotti a base di soia, prediligendo piatti sani e leggeri, poveri di grassi e condimenti. Semaforo verde, infine, anche ai prodotti integrali e ai legumi (fagioli, ceci, fave, lenticchie). Inoltre, è necessaria una adeguata idratazione: almeno un litro e mezzo di acqua e tisane al giorno. 

3. Piccoli riti quotidiani: il pasto
impostare una routine quotidiana chiara e ben scandita è fondamentale per rassicurare il malato. In questo senso, il momento dei pasti acquista una valenza rituale e va condiviso con il proprio familiare con un’attenta regia dei dettagli. Ad esempio, può essere utile preparare Finger Food, cibi che si possono mangiare anche con le mani, e creare contrasti cromatici tra il tavolo, le posate, i bicchieri e i piatti per favorire un miglior riconoscimento degli oggetti. 

4. Un dialogo di empatia e tenerezza: 
è importante non smettere mai di dialogare con il malato, con un tono di voce moderato e scandendo bene le parole. Senza paura di ripetere i concetti, né avere fretta. Per una corretta comunicazione con il malato, ad esempio, è necessario parlare lentamente con un tono di voce basso e calmo, scandendo bene le parole; ripetere più volte anche i messaggi semplici; mettersi alla stessa altezza e di fronte alla persona con cui si sta parlando; rispettare i suoi tempi, senza fretta; quando possibile, creare un contatto anche fisico col malato, prendendolo per mano, abbracciandolo e facendogli sentire che non è solo – scambi non verbali che aiutano a rallentare la perdita delle abilità cognitive residue. 

5. L’ambiente che cura: un arredamento a misura di Alzheimer
l’alternanza di stimoli e pause, con zone arredate e spazi vuoti con colori contrastanti, è importante per aiutare l’orientamento del malato e creare una  “comfort zone” domestica. Ogni stanza deve essere rimodulata per creare un ambiente domestico funzionale ad una migliore percezione degli ambienti da parte del malato.

Non potevano poi mancare le notizie sulle ultime terapie a disposizione. Da quelle farmacologiche a quelle che invece lavorano sulla vita quotidiana: c’è la “Terapia del Treno” o quella “occupazionale”. C’è la “Terapia di Orientamento” o la “Per Therapy” (la sempre più amata interazione con un animale domestico). C’è la “sand therapy (Terapia della sabbia) o quella teatrale ma anche la stanza multisensoriale o la Doll Therapy dall’abbraccio terapeutico.
“Io sono l'Alzheimer” è tutto questo, ma molto di più. Non un semplice libro ma un grande aiuto. Esperienza e competenza contro l’emergenza.

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