L’assistenza familiare è un pilastro fondamentale per il benessere di persone anziane, fragili o malate. Dietro ogni storia di cura c’è spesso un caregiver, che può essere un familiare, un coniuge, un figlio o un parente prossimo.

Chi si prende cura di un proprio caro lo fa con amore, dedizione e senso di responsabilità. Ma anche con molta fatica, spesso in silenzio e senza riconoscimento.

Caregiver e assistenza h24: un impegno totalizzante

Il caregiver familiare non stacca mai davvero. È presente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Prepara pasti, somministra farmaci, accompagna alle visite, ascolta, sostiene e si fa carico delle emozioni dell’altro.

Tuttavia, questo impegno costante può portare al cosiddetto burnout da assistenza familiare, una sindrome da stress cronico che mina la salute fisica, mentale ed emotiva di chi aiuta.

I segnali del burnout: quando chi aiuta si esaurisce

Sintomi frequenti del burnout nel caregiver:

  • Stanchezza cronica e affaticamento
  • Mancanza di motivazione
  • Irritabilità e distacco emotivo
  • Sensi di colpa per il bisogno di fermarsi
  • Peggioramento della qualità della relazione con la persona assistita

Molti caregiver si sentono in colpa se si prendono del tempo per sé. Ma questo è un pensiero distorto: prendersi cura di sé è un atto di responsabilità, non egoismo.

Prevenire il burnout: fermarsi è prendersi cura

Chi si occupa di assistenza familiare ha bisogno di pause. Fermarsi non è debolezza, è un gesto di intelligenza emotiva. È un modo per essere più presenti, lucidi e capaci di sostenere l’altro con equilibrio.

Benefici delle pause regolari:

  • Maggiore lucidità mentale
  • Più energia, empatia e tolleranza
  • Meno rischio di ansia e depressione
  • Migliore gestione dello stress e delle emozioni

Strategie pratiche per non sentirsi in colpa:

  • Pianificare dei momenti di respiro
  • Coinvolgere la rete familiare o i servizi domiciliari
  • Chiedere aiuto quando necessario
  • Ricordare: il tuo benessere influisce su quello della persona che assisti

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