
Una giornata per ricordare, per aiutare, per conoscere e capire. Il Covid ha diciamo così distratto l’opinione pubblica da altre gravi patologie che comunque colpiscono migliaia di persone. Anzi un milione se parliamo di Alzheimer.
Una delle malattie più comuni del paese e che affligge un numero sempre maggiore di persone (il cui invecchiamento medio sembra essere in crescita inarrestabile).
Ma è tutto il mondo che lunedì 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Una giornata per unire gli sforzi di tutti verso i malati alla ricerca principalmente di una cura (una lotta che impegna decine e decine di centri di ricerca in tutto il mondo) ma poi una via per migliorare la vita di chi è già malato e anche dei loro familiari, spesso costretti ad affrontare senza grossi aiuti esterni le difficoltà quotidiane della gestione di un malato così complesso.
Il morbo è la forma più comune di demenza senile, caratterizzata da un progressivo declino della memoria e di altre funzioni cognitive, uno stato provocato da una alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane.
Il declino della mente, quello che nella maggior parte dei casi diventa demenza di Alzheimer, comincia già attorno ai 50-60 anni. A confermarlo è uno studio di popolazione condotto per dieci anni da ricercatori dello University College di Londra. La malattia di Alzheimer nel momento in cui si manifesta ha una storia di vent’anni e lesioni cerebrali ormai irreversibili. Difficile, se non impossibile, scoprire i “segni” clinici premonitori (alterazioni del carattere e dell’umore, disturbi dell’attenzione, difficoltà minime nella organizzazione e pianificazione quotidiana). Salvaguardare la “riserva cognitiva” attraverso relazioni sociali, attività fisica, studio, lettura, stile di vita corretto, ecc. ritarda la malattia fino a cinque anni.
In tutta Italia ogni paese ma anche in diverse Rsa verranno organizzati appuntamenti di vario tipo: molti quelli che coinvolgeranno direttamente i malati, con momenti di cultura e gioia. Molti anche gli incontri riservati a medici, specialisti e parenti dei malati.
Di certo il tutto con le limitazioni previste dalle normative contro la diffusione del Covid che limitano (e non di poco) le principali iniziative di festa ed aggregazione sociale che ci sono state negli anni passati.