Una condizione neurologica complessa come il Morbo di Parkinson richiede ancora oggi un’attenzione particolare fin dai primi sintomi che, seppur molto spesso criptici e complicati da individuare, sono comunque cruciali per una diagnosi precoce e per la prescrizione di un percorso di cura efficace.
Proprio per questa ragione, in occasione della Giornata Mondiale del Parkinson che si celebra ogni anno l’11 aprile, desideriamo rivolgere il nostro impegno alla sensibilizzazione e all’offerta di consigli pratici per una gestione ottimale della malattia, seppur con la consapevolezza che una cura ufficiale e definitiva ancora non si conosca.
Siamo infatti convinti che per garantire un percorso di assistenza adeguato a familiari e caregiver sia fondamentale accedere alle risorse corrette e a un’informazione adeguata. Proprio per questo motivo, oltre agli interventi clinici, il coinvolgimento attivo e consapevole di tutti nel quotidiano riveste sempre un ruolo significativo. E proprio da qui vogliamo iniziare.
Perché non bisogna mai sottovalutare il Morbo di Parkinson
Se ne sente molto spesso parlare, ma che cos’è concretamente questa malattia che spesso affligge anche le persone di mezza età? E perché è bene non sottovalutarla? ll Morbo di Parkinson è una patologia progressiva e degenerativa del sistema nervoso che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita. Anche se i sintomi possono iniziare in modo lieve, è in questo senso importante non sottovalutarli poiché la malattia può progredire nel tempo, causando problemi motori e, talvolta, anche cognitivi. Ecco, dunque, che una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo possono aiutare a gestire i primi campanelli d’allarme, andando a rallentare la progressione della malattia.
Le cause scatenanti del Parkinson
Le esatte cause del Morbo di Parkinson non sono ancora completamente comprese, anche se ritiene che questa patologia sia il risultato di una combinazione di fattori genetici e ambientali. Generalmente anomalie genetiche possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia, mentre l’esposizione a tossine ambientali come pesticidi e metalli pesanti potrebbe anche contribuire al suo sviluppo. Tuttavia, non tutti coloro che presentano fattori di rischio sviluppano la malattia, suggerendo che ci potrebbero essere anche altri fattori coinvolti, soprattutto legati al processo graduale di invecchiamento.
Sintomi iniziali Parkinson: a cosa prestare attenzione
Quando si parla dei sintomi iniziali del Parkinson è bene effettuare una doverosa premessa. Questi possono infatti variare considerevolmente da persona a persona, anche in base al proprio percorso clinico e all’età. Insomma, è difficile che compaiano allo stesso modo e nelle medesime tempistiche. Tipicamente i sintomi iniziali del Parkinson includono tremori, rigidità muscolare, bradicinesia (ovvero rallentamento dei movimenti) e problemi di postura e di equilibrio. Altri segnali precoci possono comprendere cambiamenti nella grafia, problemi della vista, perdita dell’olfatto, episodi depressivi e disturbi del sonno. È poi importante considerare che la progressione della malattia può seguire traiettorie individuali. Per questo motivo consigliamo di affidarsi sin da subito al giudizio di un professionista, senza aspettare un suo pericoloso progredire.
Quali sono gli stadi del Parkinson?
Il Morbo di Parkinson è comunemente suddiviso in cinque stadi, i quali riflettono la gravità e l’evoluzione dei sintomi nel tempo. Nel primo stadio, denominato stadio precoce, i sintomi si presentano in forma lieve e solitamente interessano soltanto un lato del corpo. Questa fase può essere caratterizzata da sintomi discreti e talvolta trascurabili, come lievi tremori o una leggera rigidità muscolare. Nel secondo stadio, noto come stadio moderato, i sintomi divengono bilaterali, coinvolgendo entrambi i lati del corpo, e possono includere una maggiore manifestazione di difficoltà legate alla postura e all’equilibrio, oltre a una progressiva perdita della fluidità nei movimenti. Nel cosiddetto stadio avanzato si osserva solitamente un peggioramento dell’equilibrio e della coordinazione, con un’accentuazione delle difficoltà motorie. Successivamente le rilevanze diventano ancora più debilitanti e possono comportare una significativa perdita di indipendenza e autonomia. In questa fase, i pazienti possono sperimentare una marcata limitazione nella capacità di compiere attività quotidiane essenziali, come vestirsi, mangiare o camminare. Fino al quinto stadio, dove la condizione raggiunge il suo livello più grave, con un’elevata dipendenza dagli altri per le attività quotidiane e la cura personale.
Cura Parkinson: tutto quello che c’è da sapere
Al momento non esiste una cura definitiva per il Morbo di Parkinson. Tuttavia, di solito, ci si affida a una serie di terapie disponibili per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti. È allo stesso tempo fondamentale che il paziente collabori con un team medico multidisciplinare, che può includere fisioterapisti, psicologi, logopedisti e neurochirurghi, per sviluppare un piano di trattamento personalizzato. Questo tiene conto dello stadio e della gravità della malattia, nonché della salute generale e dello stile di vita del paziente.
Parallelamente esistono diversi tipi di farmaci utilizzati per trattare il Parkinson. Tuttavia, è importante riconoscere che il Parkinson è una condizione complessa che richiede un approccio su misura. Mentre farmaci come la levodopa sono efficaci nel controllo dei sintomi motori, con il progredire della malattia possono emergere sintomi che non rispondono alla terapia farmacologica, come l’instabilità posturale e il deterioramento cognitivo, rendendo il trattamento più sfidante.
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Redazione Peranziani
Articolo revisionato dalla nostra redazione