La depressione è un problema ricorrente non solo negli anziani, ma anche nei “caregiver”, cioè le persone (soprattutto familiari) che si prendono cura di una persona malata o bisognosa di assistenza.
Un problema “doppio” quello di questa patologia perché influisce, per non dire “colpisce” due vite: quella del depresso stesso e quella della persona assistita.
Difficile dire da dove cominci il problema, come si scateni, se a causa di un episodio specifico, una situazione particolare o cos’altro. Perché quando si assiste un malato, ancor di più se come accade spesso, questo è un genitore, la tristezza e la commozione sono naturali ed automatici.
Depressione: come riconoscerla
“La depressione – spiega la Dott.ssa Emanuela Napoli, psicologa – è di fatto l’annullamento della persona stessa. Il caregiver molto spesso e molto facilmente tende ad annullarsi, a ridurre la sua vita all’assistenza del malato. E parlo di un atteggiamento non solo mentale ma che ha anche ripercussioni sulle semplici azioni della vita quotidiana. Significa chiudersi senza uscire, senza dedicarsi un po’ di attenzioni, senza fare cose che non contemplano la presenza e l’aiuto al nostro caro in difficoltà”.
Tra le problematiche che uno stato depressivo porta con se anche il fatto che ci fa vedere con minor lucidità la situazione medica e sanitaria del malato con il rischio che si arrivi troppo tardi a chiedere aiuto.
Tutta colpa del “senso di colpa”
Ma da cosa nasce un simile atteggiamento?
“E’ ovvio – continua la dott.ssa Napoli – che il vero nemico in questo caso è il “senso di colpa”. Il “caregiver” depresso pensa sempre che non dedicarsi al malato in maniera totale la trasformi di fatto in una persona brutta o cattiva. Invece è vero l’esatto contrario, anche per semplici questioni mediche. Il caregiver depresso pensa di essere l’unico in grado di aiutare, curare, gestire la malattia del suo assistito. In realtà molto spesso non ne ha le capacità e arriva a fare più danni che cose buone”.
Le situazioni di difficoltà che spesso i caregiver devono gestire richiedono infatti competenze mediche ed una preparazione che un parente o un familiare, seppur spinti dalle migliori intenzioni, non hanno e non potranno avere.
Come uscire dalla depressione
“La parola d’ordine – conclude la dott.ssa Napoli – è consapevolezza. Per uscire dalla depressione, come da qualsiasi altra patologia di livello psicologico e psichiatrico, bisogna per prima cosa essere consapevoli del proprio stato. Una volta preso coscienza si deve avere la forza di aprirsi e chiedere aiuto ed assistenza all’esterno. Che sia terapia di gruppo o un altro parente o un’organizzazione sanitaria o medica poco conta. Non ci sono grosse differenze; l’importante è parlarne, chiedere aiuto ed informazioni”.
Redazione Peranziani.it