Il morbo di Parkinson, o sindrome ipocinetica rigida, è una malattia neurodegenerativa, che conduce il malato alla demenza senile; ovvero colpisce il sistema nervoso centrale, causando la morte graduale delle cellule nervose, con conseguente rilascio di dopammina (anche chiamata dopamina), un neurotrasmettitore endogeno responsabile dell’attivazione dei recettori dopamminici all’interno del cervello. Il morbo ha preso il nome dal medico britannico James Parkinson, che per primo ha descritto tale patologia.
Questa malattia, come accade anche per l’Alzheimer, colpisce prevalentemente le persone anziane dai sessant’anni in su (con una media di circa una persona su cento) ed è principalmente una malattia idiopatica anche se, in alcuni casi, può essere dovuta ad un fattore ereditario. Talvolta si può assistere a pazienti colpiti da Parkinson precoce, ad oggi una malattia molto rara, ma comunque possibile.
Parkinson sintomi
Molti, quando avvertono tremori che possono indicare un principio di Parkison, evitano di farsi visitare, perché terrorizzati dalla diagnosi. Invece, quando ci si trova di fronte a specifici segnali, è opportuno recarsi immediatamente da un medico. In tal senso, è compito di parenti e amici, di fronte a determinate situazioni, convincere il soggetto a sottoporsi agli esami necessari. Questi ultimi, infatti, sono imprescindibili, in primo luogo, se si desidera venire a conoscenza dell’effettiva portata del problema, e in secondo luogo per cominciare a contrastare la patologia seguendo le giuste cure.
“La malattia di Parkinson – spiega il Prof. Massimo Filippi, docente di Neurologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e Direttore dell’Unità Operativa di Neurologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano – è caratterizzata dalla presenza di sintomi e segni motori quali bradicinesia (riduzione di velocità e ampiezza del movimento), tremore a riposo e rigidità. A queste manifestazioni si possono associare instabilità posturale e freezing del cammino, soprattutto con l’avanzare della malattia. Il freezing del cammino è un fenomeno fortemente disabilitante ed è solitamente descritto dai pazienti come “la sensazione di avere i piedi incollati al pavimento”. I disturbi della deambulazione si verificano maggiormente nell’iniziare il cammino, nel cambiare direzione di marcia, nell’attraversare spazi stretti o quando il paziente si trova in ambienti molto affollati. Anche le situazioni stressanti, come svolgere due compiti contemporaneamente, possono peggiorare sia il freezing che l’instabilità posturale”.
Come detto in precedenza, il tremolio delle mani può essere solo uno dei sintomi del morbo di Parkinson. Uno dei primi sintomi del parkinson a svilupparsi è la perdita dell’olfatto e del gusto, anche se spesso coloro che hanno contratto il morbo di parkinson non vi danno il giusto peso. Quindi, se i soggetti interessati non riescono più a distinguere chiaramente il profumo o il sapore dei loro piatti preferiti dovrebbe scattare un campanello d’allarme.
Il Parkinson può causare disturbi del sonno durante la fase REM e il malato può gridare e muoversi in maniera irruenta in un completo stato d’incoscienza. Inoltre, si può avvertire un formicolio alle gambe e si possono verificare momentanei arresti della respirazione mentre il soggetto è addormentato. Va ricordato che tali sintomi non sono presenti obbligatoriamente in tutti i soggetti, ma possono essere degli indicatori in alcuni casi e pertanto non vanno sottovalutati. Allo stesso modo bisogna accogliere eventuali problemi intestinali, vale a dire stipsi e gas intestinali. In particolare la stitichezza dovuta al morbo di Parkinson sopraggiunge anche nei casi di scarsa alimentazione, ed è questa la differenza sostanziale con quella comune. Un sintomo del parkinson individuato soprattutto nei soggetti femminili può essere un dolore al collo molto forte. A differenza di un normalissimo torcicollo, il dolore causato dal Parkinson non svanisce dopo due giorni, ma è persistente e costante e quindi facilmente individuabile.
Per riconoscere il morbo di Parkinson bisogna fare attenzione anche al tono della voce e a repentini cambiamenti della tonalità vocale. Infatti, la malattia può causare difficoltà nell’apertura della bocca con conseguente alterazione delle emissioni sonore. Proprio a partire da questo particolare sintomo si stanno facendo degli studi per cercare di raggiungere degli screening precoci e individuare la malattia nella sua fase embrionale. A livello motorio gli affetti dal morbo di Parkinson possono riscontrare difficoltà nell’oscillamento naturale delle braccia, essendo i muscoli più contratti. Da non sottovalutare nemmeno il sintomo chiamato bradicinesia, ovvero la perdita graduale delle attività quotidiane, ad esempio la scrittura. Infatti, soggetti che hanno contratto il morbo di Parkinson possono aver difficoltà nel riprodurre la scrittura e lo si nota anche graficamente, visto che la calligrafia risulterà più piccola e più stretta del solito.
Morbo di parkinson cause
Il morbo di Parkinson è legato alla degenerazione progressiva di alcune strutture del sistema nervoso centrale, in particolare quelle in cui viene prodotta la dopamina, essenziale per il controllo dei movimenti corporei.
Alcune delle cause principali del morbo di parkinson sono:
- Traumi alla testa (è infatti diffuso tra gli ex pugili)
- Esposizione prolungata a sostanze tossiche
- Vecchiaia, l’età media della comparsa del morbo di parkinson è infatti 60 anni
- ereditarietà, i, morbo di parkinson è infatti ereditario, le persone con uno o più parenti stretti con diagnosi di parkinson hanno un aumentato rischio di contrarre anch’essi la malattia
Parkinson diagnosi
“La diagnosi del Parkinson – continua il Dott. Filippi – viene eseguita tramite esame clinico e prevede il riscontro clinico di bradicinesia, ossia la riduzione di ampiezza e velocità del movimento in seguito alla ripetizione dello stesso. La bradicinesia è il segno cardine della malattia di Parkinson ma per fare diagnosi è necessario che sia associata a tremore e/o a rigidità degli arti e/o del capo/tronco. Inoltre devono essere presenti almeno due criteri di supporto tra: responsività alla levodopa (ossia la riduzione dei segni motori in seguito alla somministrazione di terapia farmacologica), la presenza di discinesia indotta dal farmaco, la presenza di tremore a riposo agli arti e la presenza di disturbi dell’olfatto. È necessario poi escludere la presenza di segni che sono invece tipici di altre malattie. Infine, alcune tecniche di neuroimaging come il DATSCAN e la risonanza magnetica sono di supporto alla diagnosi e possono essere molto utili per escludere danni secondari o patologie concomitanti”.
Morbo di parkinson cure
Non c’è purtroppo speranza di guarigione per il morbo di Parkinson. Nei casi in cui la malattia è stata contratta in forma lieve non c’è bisogno di cure per molti anni dalla diagnosi iniziale. Man mano che i sintomi si aggravano e il morbo di parkinson progredisce i medici prescrivono medicinali che aiutano a ristabilire gli equilibri di dopamina nel cervello.
Quali sono i suoi suggerimenti sulle cose da fare e gli errori da evitare quando si ha in casa un malato di Parkinson?
In seguito alla diagnosi di malattia di Parkinson il paziente e la sua famiglia pensano inevitabilmente a cosa succederà nel futuro ed alla necessità immediata di modificare le proprie abitudini di vita per prepararsi al peggio. Come prima cosa è necessario affidarsi al neurologo per impostare la migliore terapia farmacologica. Successivamente, soprattutto nella fase iniziale di malattia, consiglio di non ridurre il proprio livello di attività ma anzi di incrementarlo. È quindi necessario che i famigliari evitino di aiutare il paziente in qualsiasi attività della vita quotidiana e che lo spronino a fare tutto il più possibile in autonomia. Sempre in una fase inziale di malattia, l’esercizio fisico ha effetti molto importanti sulle capacità motorie e cognitive e sulla possibilità del cervello di riorganizzare le proprie connessioni per sfruttarle al meglio. È quindi importante stimolare la persona ad intraprendere attività ludico-sportive quali ad esempio esercizio aerobico (bicicletta, treadmill, ellittica), Tai chi, danza (ad esempio tango) che incentivino anche la partecipazione del paziente in contesti sociali. È molto importante comunicare al proprio curante l’insorgenza di sintomi quali ansia, apatia e depressione impattanti sulla vita di tutti i giorni perché è possibile impostare delle terapie mirate sia tramite farmaci sia tramite supporto psicologico. Con l’avanzare della malattia è inoltre importante tenere monitorati i disturbi del cammino (ad esempio la presenza di freezing), dell’equilibrio e le cadute ed impostare il prima possibile un training fisioterapico specifico al fine di ridurre al minimo il rischio di caduta. Anche i disturbi cognitivi come i deficit di memoria, di attenzione, di programmazione e di risoluzione di problemi complessi devono essere ritenuti campanelli di allarme da segnalare il prima possibile al neurologo al fine di pensare ad un eventuale training cognitivo.
Redazione Peranziani.it