La depressione senile è un disturbo dell’umore che colpisce molte persone anziane, influenzando in modo significativo la loro qualità di vita. Spesso sottovalutata o confusa con i normali cambiamenti emotivi legati all’invecchiamento, presenta tuttavia sintomi specifici che richiedono attenzione costante e un intervento adeguato.
Ma che cos’è esattamente la depressione senile, quali sono i segnali da riconoscere e le cause che la provocano? È proprio quello che ci siamo prefissati di spiegarvi oggi, ponendo grande attenzione sul miglior percorso di cura possibile per fronteggiarla.
All’interno del nostro articolo scoprirai quindi come attraverso un approccio multidisciplinare è possibile aiutare le persone che soffrono ogni giorno di depressione senile. Naturalmente partendo dalla consapevolezza e dalla convinzione che anche le persone anziane possono soffrire di depressione, e che per questo motivo hanno bisogno di noi.
Depressione senile cos’è e come interferisce nella quotidianità della persona
Con il termine convenzionale “depressione senile” si fa generalmente riferimento a un disturbo che colpisce le persone anziane over 65 più fragili, manifestandosi attraverso tristezza, sbalzi di umore, isolamento sociale e, in generale, una minore propensione a voler vivere con entusiasmo la propria vita.
Chiamata anche “depressione involutiva”, interferisce nella vita quotidiana della persona fragile per un periodo di tempo indefinito, minando silenziosamente non solo il suo benessere psicofisico, ma anche quello delle persone che gli stanno accanto.
Il primo passo deve inevitabilmente essere quello di imparare a riconoscere il problema. Non resta quindi che scoprire quali siano i sintomi e le cause della depressione senile.
Quali sono i sintomi della depressione senile e le sue cause?
Per presentare quelli che generalmente vengono identificati come i sintomi della depressione senile è bene evidenziare una terminologia spesso associata ad essa, vale a dire la “depressione mascherata”. Sì, poiché questo disturbo è caratterizzato dai cosiddetti “equivalenti depressivi”, vale a dire comportamenti e manifestazioni di tipo somatico che “mascherano” la vera depressione sottostante. Quindi pur presentandosi attraverso tristezza, rifiuto del cibo, irritabilità, disturbi attentivi e incapacità di godere della gioia della propria quotidianità, può capitare che la persona coinvolta lamenti altre cause per non ammettere il vero disturbo provato.
Le cause della depressione senile possono essere molteplici. Ciò che però è importante sottolineare è che spesso non esiste una sola ragione alla base del malessere, ma bensì una concatenazione di cause come esposizione a eventi stressanti, malattie gravi, disabilità e familiarità con disturbi depressivi.
Si può guarire dalla depressione senile?
Assolutamente sì, si può guarire dalla depressione senile. Si tratta infatti pur sempre di un disturbo depressivo a tutti gli effetti, che si differenzia tuttavia dalla tradizionale depressione degli adulti. Quello di cui bisogna assolutamente tenere conto è il legame che può svilupparsi tra questa malattia e altre problematiche senili comuni.
La depressione senile ha infatti conseguenze non solo sulla salute psichica ma anche su quella fisica, associandosi a malattie croniche come l’artrite, il diabete e l’asma. La presenza di depressione in queste malattie croniche non può quindi che peggiorare lo stato di salute.
Tornando quindi alla domanda di partenza, sì, si può guarire dalla depressione senile, purché si intervenga il prima possibile attraverso un percorso che veda l’impegno simultaneo di differenti protagonisti in aiuto alla persona fragile.
Demenza senile e depressione: come guarire facendo “squadra”
La depressione senile viene spesso associata alla demenza, rappresentando una sfida complessa per chi ne è affetto e per chi se ne prende cura. Affrontarla richiede un intervento mirato a 360°, che coinvolga medici e psicologi, ma anche familiari e amici.
Chiaramente i fattori decisivi per il trattamento includono una diagnosi precoce, l’utilizzo di terapie farmacologiche e psicologiche appropriate, un’alimentazione equilibrata e la promozione dell’attività fisica e mentale. Ma ciò che può fare realmente la differenza è un approccio empatico da parte di chi sta accanto alla persona affetta.
Fare “squadra” significa allora creare un ambiente in cui l’anziano si senta ascoltato, compreso e sostenuto. L’empatia è in questo senso fondamentale per favorire l’accettazione delle cure, poiché aiuta a ridurre il senso di isolamento e di sconforto spesso provato da chi vive con questo sentimento sulle spalle.
Essere pazienti, mostrare comprensione e rispettare i tempi e i limiti dell’individuo sono quindi aspetti essenziali per costruire un rapporto di fiducia. Questa connessione emotiva non solo migliorerà l’aderenza al trattamento, ma contribuirà anche a migliorare la qualità della vita della persona assistita, facendo sì che il percorso di cura sia affrontato insieme, come una vera squadra.
Redazione Peranziani
Articolo revisionato dalla nostra redazione