Quando si affronta il discorso del legame tra salute e anziani, il tema delle carenze nutrizionali ed il rischio di malnutrizione è sempre di strettissima attualità.
In molte situazioni, la dieta di una persona anziana rischia di impoverirsi, l’alimentazione è spesso ripetitiva e monotona. Scarseggiano soprattutto gli alimenti freschi, in particolare frutta e verdura e l’apporto nutrizionale maggiormente carente è quello di vitamine, sali minerali e proteine.
Se gli anziani hanno difficoltà di deambulazione e non riescono a muoversi, possono avere problemi ad andare a fare la spesa. Se non hanno qualcuno vicino che provveda a loro, questo aspetto può contribuire ad una dieta squilibrata, con conseguenze sulla salute.
Il ruolo degli integratori
“Gli integratori ci spiega la la dottoressa Caterina Cellai Dietista e specialista in Alimentazione e Nutrizione umana presso la clinica di medicina e Chirurgia estetica Juneco di Milano City Life – rappresentano quindi un valido alleato per il benessere psico-fisico dell’anziano, contribuendo ad evitare quelle carenze nutrizionali che spesso intercorrono in questa fascia di età, sia di micronutrienti (vitamine e Sali minerali), che di macronutrienti (specialmente proteine). Nello specifico, una vitamina importantissima per gli anziani è la Vitamina D, correlata all’assorbimento del calcio. La densità minerale e ossea tende a calare fisiologicamente con l’età, ed appropriati livelli di vitamina D sono fondamentali per la buona salute ossea, e per un buon funzionamento cardiovascolare”.
La vitamina D la possiamo trovare in alimenti come i latticini magri, il latte scremato e lo yogurt, e in piccole dosi anche in pesce e frutta secca. Le quantità di vitamina D presenti negli alimenti però, sono sempre limitate perché la sua presenza nel nostro organismo è per lo più regolata dalla luce solare (l’esposizione al sole favorisce la produzione di vitamina D). Per questo le persone anziane, che magari hanno difficoltà a muoversi e ad uscire di casa, sono più a rischio di carenza. Inoltre, La carenza di vitamina D può dipendere anche dalla presenza di malattie renali o epatiche, o dall’assunzione di alcuni specifici farmaci. Per questo un integrazione nella persona anziana può essere consigliata.
Anche Il calcio è un micronutriente fondamentale per la salute delle ossa. Contrariamente a quanto si crede, si possono assumere buone quantità di calcio dalla dieta anche senza consumare frequentemente formaggi. Il calcio è infatti contenuto anche nei latticini magri (latte e yogurt), anche quelli privi di lattosio o vegetali (solitamente yogurt e latti vegetali sono arricchiti in calcio), nella frutta secca, nei legumi, ma soprattutto nell’acqua. Tutte le acque minerali contengono calcio, nello specifico esistono acque (come la Lete, Ferrarelle ed altre) a più elevato contenuto di calcio; di conseguenza una buona idratazione quotidiana contribuisce anche all’assunzione di buoni livelli di calcio.
La disidratazione è infatti una condizione a cui prestare molta attenzione nel soggetto anziano. E nei soggetti che assumono liquidi con fatica, può essere consigliata anche un integrazione di calcio e vitamina D.
Anche la vitamina C è una vitamina importante, si tratta di un potente antiossidante, fondamentale per il turn over cellulare a la salute del sistema immunitario. A volte una dieta monotona e a ridotto contenuto di alimenti freschi (come frutta e verdura) può contribuire a una sua carenza, per questo nel soggetto anziano potrebbe essere consigliata un integrazione di vitamine idrosolubili, in primis di vitamina C,
Tra i sali minerali, il Potassio potrebbe essere integrato nell’alimentazione degli anziani per l’importante funzione che svolge nella regolazione della sudorazione, per la funzionalità cardiaca e la funzione muscolare.
L’importanza delle proteine
“L’incremento nell’apporto di proteine attraverso la dieta – continua la dott.ssa Cellai – è consigliato per prevenire la riduzione della massa muscolare. Gli anziani che assumono adeguate quantità di proteine proteggono la propria muscolatura dal naturale indebolimento che accompagna l’età”.
E’ dimostrato, infatti, che la carenza di proteine dalla dieta, se prolungata, favorisce la perdita di massa magra. L’apporto proteico deve essere però ben valutato e calcolato da un professionista che tenga di conto di diversi fattori (età, bmi, peso ideale, dispendio energetico etc.): normalmente è consigliabile che un anziano assuma almeno 1 grammo di proteine per peso corporeo (ideale) fino ad arrivare ad un massimo di 1.5 grammi. Ovviamente, in caso di patologie specifiche come quelle renali ed epatiche, l’apporto proteico va valutato in maniera specifica e personalizzata (solitamente da <0.8g/kg di peso ideale al giorno)
Nell’alimentazione dell’anziano vanno introdotti anche i carboidrati in una percentuale variabile tra dal 40 al 65 per cento, preferendo i carboidrati a basso indice glicemico: cereali, pasta integrale, riso, orzo farro. La quantità varia in funzione dei dati antropometrici del paziente, del dispendio energetico e della presenza di eventuali patologie (quali ad esempio il diabete). I grassi sono i nutrienti da controllare maggiormente, è importante assumerne nelle giuste quantità (25-25% delle kcal totali assunte in giornata dovrebbero derviare dai grassi), ma soprattutto selezionare i cosiddetti grassi “buoni” o grassi insaturi contenuti, ad esempio, nell’ olio extra vergine d’oliva e nella frutta secca. Questa tipologia di grassi infatti aiuta ad aumentare i valori di colesterolo HDL, contribuendo a ridurre i fattori di rischio cardiovascolare.
Le fibre aiutano il transito intestinale e devono essere introdotte nelle giuste proporzioni nell’alimentazione quotidiana. Il soggetto anziano potrebbe però avere difficoltà digestive e di transito intestinale, è importante quindi controllare il quantitativo di fibre in modo che non sia né troppo basso, né troppo alto (tutto dovrebbe essere personalizzato in base alle caratteristiche del paziente). In caso di stipsi potrebbe non essere necessaria l’integrazione con fibre, ma solo il miglioramento dell’alimentazione e dell’apporto idrico (un basso consumo di liquidi favorisce infatti lo sviluppo di feci dure).
Intergratori e memoria: leggenda o realtà?
“Gli studi su questo tema sono ancora in via di perfezionamento – conclude la dott.ssa Cellai – e le evidenze scientifiche rimangono oggetto di dibattito aperto, tuttavia si può affermare che alte concentrazioni di acido folico, vitamine del gruppo B in particolare B6 e B12 aiutano a contrastare stanchezza, affaticamento, deterioramento cognitivo, difficoltà di concentrazione, attività legate ad un buon funzionamento della memoria”.
Redazione Peranziani.it