Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS), nel 2014 oltre 400 milioni di adulti risultava affetto da diabete, con una prevalenza che si è raddoppiata dal 4.7% del 1980 allo 8.5% del 2015.
Si stima un ulteriore drammatico aumento per il 2040, quando si prevede un coinvolgimento di oltre 600 milioni di persone con una maggiore incidenza negli uomini rispetto alle donne. Nonostante il diabete possa essere definito come una vera e propria epidemia del XXI secolo si calcola che 1 soggetto ogni 2 adulti abbia un diabete non diagnosticato con una prevalenza di diabete non diagnosticato pari circa il 50% del numero totale di persone con diabete nel 2015.
Forme di diabete più comuni e quali sono i sintomi
“Il Diabete – spiega il Prof. Nicola Ferrara, Professore Ordinario Medicina Interna e Geriatria, Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria, Università degli Studi di Napoli “Federico II” Past-President SIGG – Società Italiana di Gerontologia e Geriatria – colpisce l’8.5% degli adulti ed il 20% degli anziani. Il diabete di tipo 2 è il tipico diabete dell’anziano. Il problema rilevante è la subdola insorgenza di malattia che passa inosservata spesso fino alla manifestazione delle complicanze. 1 soggetto su 2 è malato e non lo sa nonostante l’iperglicemia rappresenti, dopo ipertensione e tabagismo, il terzo fattore di rischio più importante per mortalità precoce, responsabile nel 2015 di circa 5 milioni di morti. La lunga fase di pre-diagnosi accompagnata dalla presenza di obesità, ipertensione e dislipidemia rende il diabete una condizione altamente pericolosa per l’insorgenza delle complicanze (infarto, ictus, scompenso cardiaco, arteriopatia periferica, insufficienza renale, neuropatia e deficit visivo)”.
La malattia diabetica impatta in modo rilevante sia la qualità della vita che la fragilità, una condizione caratterizzata da riduzione della riserva funzionale con aumento della vulnerabilità e della disabilità che accompagna spesso la malattia.
“Nell’anziano i sintomi classici sono più sfumati rispetto al giovane e l’atipia di presentazione rende la diagnosi meno immediata. La nicturia è spesso confusa con sintomi prostatici, la polidipsia è spesso messa in relazione ad utilizzo di farmaci (diuretici) e il deficit dell’attenzione è spesso messa in relazione al decadimento delle
funzioni cognitive. Oltre alla valutazione della glicemia, il controllo dei valori di emoglobina glicosilata aiuta nel percorso diagnostico e pone il paziente con valori vicino a 6 in una finestra di attenzione per il maggior rischio di sviluppo della malattia”.
Principali cause di diabete e prevenzione del diabete nell’anziano
Nonostante per il diabete di tipo 2 esistano evidenze di familiarità e di predisposizione genetica, si ritiene che l’obesità, un’alimentazione errata e la vita sedentaria abbiamo un ruolo centrale nello sviluppo della malattia.
“Nei pazienti ad alto rischio di sviluppare la malattia, ovvero quelli in cui la disglicemia (Glicemia a digiuno > 110 mg/dl e < 126 mg/dl) – aggiunge il Prof. Nicola Ferrara – una corretta alimentazione ed attività fisica riducono la frequenza e le complicanze del diabete. Sono diversi gli studi che hanno dimostrato una riduzione del 56% dell’incidenza di Diabete in pazienti a rischio grazie ad una più attenta alimentazione e all’attività fisica quotidiana. Le misure di prevenzione legate agli stili di vita si sono mostrate più efficaci della terapia farmacologica con metformina (33% della riduzione di incidenza)”.
Nell’anziano curare il diabete significa prevenire la fragilità e la disabilità ad essa correlata. Il trattamento farmacologico oggi garantisce un buon controllo della malattia e nell’anziano deve essere orientato dalle patologie associate (complicanze cardiovascolari e renali) e con un controllo della glicemia che a differenza del giovane può essere più “elastico” identificando in valori di HbA1c di 7.5% il target di controllo glicemico auspicabile.
Redazione Peranziani.it