Ora che siamo nella Fase 2 dell’epidemia, che il paese sta cercando di ripartire, che si ritorna ad un minimo di vita sociale e si prova addirittura a pensare ad una vacanza estiva, non tutti i problemi che il Coronavirus ha lasciato dentro ciascuno di noi sono svaniti o stanno per scomparire. Anzi.
Proprio questa fase di ripartenza ha aspetti psicologici particolarmente delicati, soprattutto per le persone più fragili e per le quali il Covid-19 è particolarmente violento e pericoloso: gli anziani.
Le persone della terza Età per questo più di tutte le altre si stanno chiedendo come sarà la loro vita da oggi in avanti, si fanno domande sul futuro. Si chiedono come i prossimi mesi possano essere vissuti in maniera piena, senza sprechi.
Come affrontare la “perdita”
Si chiedono se ci saranno dei cambiamenti sostanziali o se bisogna cercare di far si che tutto sia come prima.
“Quella che tutti stiamo vivendo, in particolare gli anziani a causa del Covid 19 è una crisi epidemiologica ma anche psicologica – ci dice la dott.ssa Elisa Stefanati, psicologa e psicoterapeuta del Poliambulatorio Quisisana di Ferrara – In questi casi si parla di “dolore collettivo” nel senso che tutti ci dovremmo misurare con il tema della perdita. Tutti abbiamo perso qualcosa o qualcuno. Questo determinerà un aumento dei disturbi depressivi, ansia e stress. Sta di fatto che questo dolore andrà affrontato e non parliamo solo il dolore dato dalla perdita di qualcuno a noi caro. La morte non è sicuramente l’unico lutto che dovremmo elaborare.
C’è anche il lutto dell’economia del lavoro, la perdita della nostra zona di confort, abitudini per noi importanti, relazioni sociali o attività a cui tenevamo, come il volontariato se si pensa a persone della terza età e che ora non abbiamo più anche a causa del distanziamento sociale. Tutto quello che ci rassicurava oggi non c’è più”.
La ripartenza
Se si vuole ripartire, se si vuole ricostruire ecco che per prima cosa dobbiamo in qualche maniera affrontare questo dolore. Ma come?
“Il dolore va innanzitutto nominato – prosegue la Dott.ssa Stefanati – bisogna quindi capire con chiarezza qual è la cosa che ci crea la maggiore sensazione di disagio come può essere la distanza dai nostri cari, dai parenti. Sensazioni, riflessioni che sarebbe ottima cosa scrivere su di un foglio in modo da trovarle chiaramente espresse. Bisogna cercare il supporto familiare ed amicale.
Dobbiamo far posto al dolore: bisogna dare parole al dolore, il dolore che non parla bisbiglia e ordina al cuore di spezzarsi. Dobbiamo chiedere aiuto per non far rimanere il dolore dentro di noi, con le sue parole. Bisogna dare modo al dolore di uscire per far si che non ci consumi da dentro”.
Solo con il cuore e la mente libere dalle paure ecco che gli anziani potranno tornare a vedere un futuro roseo, cercando di essere il più possibile protagonisti attivi e non spettatori passivi della rinascita di un nuovo mondo. Nella speranza che sia per tutti migliore
Redazione Peranziani.it