Con la consulenza della Dott.ssa Elisa Stefanati Psicologa e Psicoterapeuta presso la Casa di cura Quisisana di Ferrara
E’ un tempo imperfetto quello che stiamo vivendo. La paura del contagio e la fase di isolamento che ogni persona sta sperimentando da 11 mesi, ci fa percepire -in maniera amplificata- l’angoscia della perdita, l’incertezza, l’assenza di un futuro certo, presi come siamo ad inseguire la speranza che le dosi di vaccino arrivino per tutti e siano in grado di far scendere la saracinesca, con la parola “fine”, sulla fase di emergenza da pandemia. Il Coronavirus sta colpendo maggiormente anziani e ragazzi in età scolare privati della rete sociale, fonte di approvigionamento emotivo ed affettivo. Gli anziani in particolare sono prigionieri di una solitudine dolorosa, densa di vissuti di paura a tratti di rabbia e componenti depressive. Il senso di smarrimento talora mantiene la presa anche per gli anziani che possono uscire di casa, ma la situazione si fa più complessa per gli anziani non deambulanti e costretti all’isolamento domiciliare o per gli ospiti di strutture residenziali. La mente ha creato distanze siderali, e alcuni si sentono al sicuro solo se l’altro sta lontano, anche se al tempo stesso si fa strada il desiderio che ritorni quella fusionalità con figli, nipoti e famigliari che faceva da collante all’espressione dell’affettività dell’era pre-Covid. L’isolamento in cui gli anziani vivono da troppi mesi ha generato vissuti ansioso-depressivi.
Esistono tre tipi di ansia in questa fase:
-un’ ansia da “intrusione” quella del virus che entra per minacciare ed intaccare il corpo sano
-un’ansia da “perdita” della quotidiana libertà, degli affetti, dei legami
-ed un’ansia depressiva che riguarda il vissuto personale in relazione al futuro. E questa sfumatura ansiosa riguarda tutti: anziani e meno anziani
Non esistono difese, e l’avvento messianico del vaccino ha aggiunto nuove ansie davanti all’incontro con un altro fantasma ignoto, che molto poco ha saputo dire di sé. L’essere umano è un sistema in relazione con altri sistemi. Non siamo isole, ma arcipelaghi. Ma le relazioni stesse oggi sono vissute come minacce. Che cosa possiamo dare agli anziani in questo tempo impoverito?
Gli errori da evitare quando ci si inizia a sentire sopraffatti dalla solitudine
Evitare di isolarsi, di chiudersi in sé stessi, di bloccare le emozioni ed evitare di esprimersi. Il consiglio resta quello di cercare il contatto, di rimanere in “connessione” grazie ai mezzi di comunicazioni e per quanto possibile di “fare” e di dedicarsi a qualsiasi attività che possa gratificare e permetta di esprimere i propri interessi mantenendo vivi il ricordo e l’attaccamento alla vita.
La regola del “fare” sviluppa nuovi adattamenti. Le attività creative come “farmaco” salvavita
1Sono necessari nuovi adattamenti per tutti. Si devono cercare stimoli nuovi. Ogni volta che ci impegniamo in qualcosa di nuovo, o facciamo una nuova esperienza, il cervello crea nuove connessioni sinaptiche per formare nuovi schemi o reti neurali . Mettere alla prova le proprie abilità creative, allora, significa imparare a creare nuove connessioni, o rafforzare quelle esistenti, significa stimolare delle aree del cervello che, di solito, sono “poco connesse” tra loro. La crescita dopo un trauma ambisce sempre a forme diverse, e può tradursi in una rinnovata consapevolezza, in maggiore generosità, riconoscenza verso la vita, l’individuazione di nuove possibilità di solidarietà, relazioni interpersonali più gratificanti, fino ad una più profonda vita spirituale.
2prendersi “cura” è importante. Se non si possono curare i nipotini, si possono accudire piante ed animali, per sentirsi utili. Inoltre se si è ancora attivi, accudire un cane aiuta a rimanere in movimento
3La tecnologia fornisce la possibilità di parlare con tutti in tutto il mondo. Grazie ai dispositivi tecnologici è possibile sentirsi vicino agli altri (famigliari, conoscenti, vicini di casa, amici) anche se “separati” dai muri di sicurezza. E’ importante restare in connessione anche se lontani “geograficamente”.
4Passeggiare e fare attività fisica svolge un ruolo fondamentale anche nella gestione dello stress psicologico, riducendo lo stato di ansia. E, inoltre, può aumentare nel cervello i livelli di endorfine, sostanze che inducono sentimenti di piacere e benessere
5 La solitudine non presenta per forza solo aspetti negativi, può essere vissuta anche come momento di ricerca interiore, per allontanarsi dal caos del mondo quotidiano. Leggere libri, seguire documentari permette alle persone di approfondire interessi o assecondare passioni personali che mantengono attive le funzioni cognitive, stimolando il mondo affettivo interiore, mantenendo vivi i ricordi e l’energia emotiva.
Redazione Peranziani.it