È da tutti e da sempre ritenuta l’attività fisica più indicata per gli anziani. Ed è anche la più semplice e per certi versi, banale: camminare. Attività fisica che ha benefici non solo su muscoli, articolazioni, cuore, ma anche sul cervello a contrasto di quello che è l’inesorabile declino cognitivo.
Per decadimento cognitivo e mentale si intende il deterioramento delle capacità intellettive, tale da interferire con le attività quotidiane.
Ogni essere umano, nella sua unicità, compie un percorso che va dall’infanzia alla vecchiaia. L’invecchiamento rappresenta quindi una tappa di un processo biologico universale e ogni individuo con il passare degli anni è esposto a un progressivo rallentamento delle funzioni fisiologiche.
Analogamente, anche il cervello è soggetto a cambiamenti che riguardano le funzioni cognitive (attività mentali, capacità di ragionamento, memoria), comportamentali ed emotive.
Come si manifesta il declino cognitivo
Esiste un decadimento cognitivo lieve, legato ad una minima compromissione dell’attività del cervello, della memoria ed è legato al normale passare del tempo; si manifesta con piccole dimenticanze che possono creare qualche difficoltà individuale senza ripercussioni sulla vita quotidiana.
Ultimi studi hanno infatti osservato come diverse persone che hanno avuto questo disturbo sono tornare a una situazione cognitiva normale. È molto importante, quindi, valutare bene le persone con un decadimento cognitivo lieve, poiché tale condizione può anche risolversi spontaneamente.
Etichettarle con una “diagnosi incerta”, invece, potrebbe generare ansia e stress, oltre che sottoporre la persona ad accertamenti non necessari.
Altre volte però il declino cognitivo può perdurare e progredire verso disturbi più gravi e invalidanti per cui la persona manifesta una sempre maggiore difficoltà di concentrazione, facile distraibilità, difficoltà di pianificazione, stati confusionali e sensazione di smarrimento in contesti sociali allargati o sconosciuti, oltre ad avere difficoltà nel linguaggio sia scritto che parlato.
Le modalità e i tempi attraverso i quali la persona manifesta un deterioramento delle funzioni cerebrali cognitive (cioè dei processi implicati nella conoscenza come percezione, immaginazione, memoria e tutte le forme di ragionamento) possono variare notevolmente da individuo a individuo.
Che relazione tra la camminata e il declino cognitivo
Da tempo la scienza si sta interrogando sui legami tra camminare, e l’attività fisica in generale, ed il declino cognitivo. Studi hanno messo a confronto gruppi di persone anziane tenute, diciamo così a riposo, con altre che per giorni e giorni sono state portate a camminare almeno una volta al giorno.
Oltre all’azione sul morale e sulla psiche anche la mente e la memoria hanno mostrato miglioramenti per le persone attive rispetto a quelle inattive.
Camminare è l’attività migliore per preservare l’attività cerebrale
«Inutile dire che muoversi è un vero toccasana per il corpo, soprattutto per le persone della Terza Età – spiega Matteo Arbizzoni, massoterapista ed osteopata presso Synlab-Cam Monza – Camminare significa utilizzare tutto l’apparato scheletrico: ossa, muscoli, tendini, e di riflesso tutto il sistema circolatorio.
Ma non solo. Camminare fa bene al morale, aiuta a sentirsi meglio ed ossigena tutti i tessuti, compreso quindi il cervello. camminare almeno mezz’ora al giorno e in modo veloce, a tutte le età, aumenta il numero dei neuroni del nostro cervello, quindi memoria e capacità cognitive.
Ma aumenta anche la vascolarizzazione del cervello: dà energia a queste nuove cellule»
I benefici della camminata sul cervello
I benefici sono stati comprovati anche da recenti studi. L’ultimo arriva dalla Colorado State University.
Gli scienziati hanno dimostrato come camminare agisca in maniera diretta su quella che viene chiamata «sostanza bianca», cioè la sostanza che agevola il passaggio dei messaggi elettrici tra le varie sinapsi e cellule cerebrali.
In pratica: l’attività fisica in generale ma in particolare il camminare, rendono più semplice e veloce la comunicazione tra le cellule del cervello.
Questo migliore ogni attività cerebrale, compresa la memoria e combatte quindi il declino cognitivo.
Redazione Peranziani.it