Fastidiose per tutti, per gli anziani le alte temperature possono però anche risultare dannose per la salute. Con la consulenza del professor Alberto Margonato, primario di Cardiologia clinica e Terapia intensiva coronarica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano vediamo allora quali sono i principali fattori di rischio collegati al caldo e quali precauzioni prendere per evitare problemi.
Professore, perché gli anziani sono soggetti più a rischio degli altri durante la canicola estiva?
“Perché i meccanismi di termoregolazione, quindi la capacità dell’organismo di rispondere con un bilanciamento all’aumento della temperatura, negli anziani sono rallentati rispetto ai soggetti più giovani. Il principale è la sudorazione, attraverso la quale si perde oltre un litro di acqua al giorno, che andrebbe reintegrato. Ma nelle persone di una certa età l’idratazione è resa difficoltosa da un basso stimolo della sete e da una conseguente tendenza a bere molto poco. A complicare la situazione c’è poi il fatto che moltissimi anziani sono ipertesi e per questo assumono medicinali con una componente diuretica, che favoriscono quindi un’ulteriore perdita di liquidi”.
Quali sono i principali rischi dell’andare incontro a disidratazione?
“Per prima cosa si ha un sensibile abbassamento della pressione del sangue, che può indurre svenimenti che espongono gli anziani al pericolosissimo rischio di una caduta ‘a peso morto’ dalla quale possono derivare fratture e contusioni. Inoltre, una pressione troppo bassa va a danneggiare cuore, reni e cervello”.
Rispetto agli anziani non autosufficienti, quali regole di prevenzione deve mettere in atto il caregiver?
“Il primo passo per evitare malori e altri problemi è tenere sotto controllo le condizioni fisiche. Monitorare lo stato di idratazione nell’anziano è possibile innanzitutto misurando la pressione ogni mattina: ormai sul mercato si trovano apparecchi automatici a bracciale di costo contenuto e facilissimi da usare, con l’indicazione di consultare il medico curante per sapere i ‘valori di sicurezza’ di pressione minima e massima in relazione all’età e allo stato di salute del soggetto. Inoltre, si può comprendere se il soggetto è sufficientemente idratato anche attraverso un’osservazione delle mucose, in particolare della lingua, che deve presentarsi umida. Invece non ha grande utilità il chiedere all’anziano se ha bevuto o meno perché accade spesso che, malgrado la persona abbia la sensazione di aver bevuto a sufficienza o addirittura molto, in realtà non ha reintegrato affatto i liquidi persi con la sudorazione. Un ‘trucco’ può invece essere quello di consegnare all’anziano una o due bottiglie d’acqua e chiedergli di attingere solo da queste: in questo modo, alla fine della giornata si avrà un’idea precisa di quanto l’anziano ha effettivamente bevuto, ricordando che la dose d’acqua raccomandata è di 1,5 litri al giorno”.
Cosa fare quando ci si accorge che l’anziano sta assumendo meno liquidi del necessario?
“Sempre presente, il rischio di un insufficiente idratazione sale se l’anziano è affetto da un principio di demenza senile che di solito lo induce a rifiutare in maniera decisa gli inviti a bere acqua. La soluzione è quella di prestare più attenzione alla dieta: se l’anziano ama la minestra o il brodo, si può abbondare con questi alimenti. Così come si può integrare l’acqua con succhi, spremute o frullati che spesso vengono maggiormente apprezzati. Benché sia impegnativo e a volte addirittura stressante per il caregiver, è bene insistere su questo punto con l’anziano e non perdere occasione per suggerirgli di assumere liquidi, anche per evitare di cadere in emergenze per cui servono soluzioni più drastiche come la somministrazione di fisiologica tramite flebo”.
Altre indicazioni per le giornate più calde?
“Se è ancora autonomo, è fondamentale istruire l’anziano a evitare di uscire nelle ore più calde della giornata. Sembra una raccomandazione ovvia, ma la pratica dice che gli anziani lasciati completamente liberi di gestire il proprio tempo tendono a sottovalutare i pericoli rappresentati da afa e alte temperature e per questo escono anche nelle ore centrali della mattinata o nel primo pomeriggio, esponendosi ai rischi del solleone”.
Ventilatori e aria condizionata: un bene o un male?
“L’ambiente in cui risiede abitualmente l’anziano dovrebbe essere mantenuto il più fresco possibile: per questo anche l’utilizzo di un condizionatore per deumidificare, o di un ventilatore, è una scelta positiva. Bisogna però evitare gli sbalzi termici: eccessive variazioni di temperatura così come la tendenza a esporsi al getto diretto dell’aria condizionata o del ventilatore rappresentano un grave pericolo per l’anziano, che rischia di contrarre un’infezione polmonare. E’ vero che questa patologia si presenta spesso in inverno, ma è sbagliato credere che sia un pericolo connesso solo alla stagione fredda, perché la reale causa è in realtà la drastica alternanza di climi diversi. Dunque bisogna farci grande attenzione anche nel periodo estivo”.
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Redazione Peranziani.it