Recentemente si è sviluppato un ampio dibattito sulla necessità di avere percentuali adeguate di bambini vaccinati e sulla opportunità di una legge che obblighi i genitori a farsi carico di tali vaccinazioni. Questa importante questione ha, nell’opinione pubblica, ridotto l’attenzione su una questione altrettanto centrale per la salute pubblica: le vaccinazioni consigliabili per l’anziano.
Quali vaccini per gli anziani?
“L’Istituto superiore della sanità – spiega il Prof. Nicola Ferrara, Professore Ordinario Medicina Interna e Geriatria, Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria Università degli Studi di Napoli “Federico II” – individua in tre vaccinazioni quelle consigliabile per la popolazione ultra65enne: la periodica vaccinazione antiinfluenzale, la vaccinazione per l’Herpes Zooster e quella antipneumococcica. Nonostante l’influenza sia ritenuta una malattia banale si stima che solo in Italia ogni anno circa 8 mila persone muoiano per questa sindrome e che circa il 90% di loro sia ultra65enne con un significativo incremento del rischio di morte o di ospedalizzazione in anziani portatori di malattie croniche respiratorie e/o cardiache con un importante incremento dei costi sociali ed economici”.
Altro tema rilevante sono le polmonite batteriche pneumococciche che colpiscono essenzialmente gli anziani e che rappresentano una importante causa di ospedalizzazione e di morte per i soggetti anziani. Anche per la prevenzione di tali patologie è riconosciuta la validità della relativa vaccinazione.
Meno nota è la possibilità, che oggi è realtà, di prevenire negli anziani l’infezione da Herpes Zoster, infezione meglio nota come fuoco di sant’Antonio. Il virus (lo stesso della varicella, malattia tipica dei bambini) colpisce la cute e le terminazioni nervose e la sua complicanza più frequente è rappresentata dalla nevralgia posterpetica, estremamente dolorosa, in grado di ridurre progressivamente la qualità di vita e la autonomia delle persone anziane. Anche per questo virus è stato realizzato un vaccino di dimostrata efficacia nella prevenzione di tale affezione.
Quando bisogna vaccinarsi?
“Premesso – continua il Prof. Ferrara – che la vaccinazione anti-influenzale è negli ultra-sessantacinquenne in grado di ridurre complicanze, ospedalizzazioni e morti dovute a tale sindrome, essa va effettuata ad ogni stagione autunnale (periodo ottobre-dicembre). Negli ultimi anni si è assisto ad un calo delle coperture per tale vaccinazione, anche per improvvide notizie, rilevatesi false, su presunti problemi di sicurezza. E’ necessario un impegno da parte del Sistema Sanitario e dei media affinché nei prossimi anni si possa invertire tale negativa tendenza. Nell’anziano dovrebbe anche essere offerta attivamente tale vaccinazione”.
Per quanto attiene la vaccinazione antipneumococcica per ragioni pratiche essa può essere offerta simultaneamente alla vaccinazione anti-influenzale, ma può anche essere somministrata indipendentemente e in qualsiasi stagione dell’anno. Va sottolineato che la vaccinazione l’anti-pneumococcica viene somministrata in dose singola una sola volta nella vita.
“La terza vaccinazione rilevante per il soggetto anziano è quella contro l’Herpes Zoster in grado di ridurre di circa il 65% i casi di nevralgia post-erpetica, che è una delle complicanze più frequenti e debilitanti della malattia, e circa il 50% di tutti i casi clinici di zoster. La coorte cui la vaccinazione dovrebbe essere offerta attivamente è rappresentata dai soggetti di 65 anni di età. Abbiamo la possibilità di farlo con un vaccino somministrato in una sola dose, che ha dimostrato nella vita reale efficacia e tollerabilità”.
Anche per i soggetti anziani, possono sussistere particolari condizioni di rischio che indichino una raccomandazione per le vaccinazioni contro meningococco, epatite A o epatite B.
Quali vaccini possono essere evitati?
“Non esistono vaccinazioni che in astratto debbano essere evitate. Va ricordato che è buona norma riferirsi per le vaccinazioni al proprio medico di medicina generale che è informato di come il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale è coniugato nelle diverse regioni e che conosce la storia e le condizioni dei singoli pazienti. Anche per le vaccinazioni va evitato il fai da te e bisogna sempre rivolgersi al proprio medico di fiducia”.
Quali sono le controindicazioni?
“Al fine di non incrementare dubbi e perplessità sull’uso dei vaccini – ci spiega il Prof. Nicola Ferrara – è
necessario sottolineare che essi rappresentano i prodotti farmaceutici più controllati e sicuri e sono sottoposti, prima della commercializzazione, a diverse fasi di valutazione della sicurezza ed efficacia nel rispetto di standard indicati da organismi internazionali quali l‟Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l’OMS.
Detto questo esistono veramente poche dimostrate controindicazioni che di seguito sono sintetizzate. Gli unici veri motivi di controindicazione nell’anziano sono: a) la comparsa di una grave reazione allergica immediata in occasione di una precedente somministrazione del vaccino o in caso di allergia ad uno dei suoi componenti; b) la somministrazione di vaccini vivi in caso di immunodepressione (es. in caso di terapia corticosteroidea sistemica ad alte dosi)”.
In ogni caso va ribadito che si richiede al medico una valutazione attenta (professionale e non ideologica) del rapporto rischio-beneficio, come del resto per qualunque altro intervento medico, valutazione che può variare nell’intervento concreto per ogni singolo paziente.
Ci sono altri modi per proteggersi, ad esempio, dall’influenza che sta per arrivare?
“Non esistono metodi in grado in maniera assoluta di prevenire una malattia stagionale diffusissima e trasmissibile come l’influenza – conclude il Prof. Ferrara – tuttavia alcuni semplici atti aiutano nella azione di prevenzione:
a) lavare spesso le mani con acqua e sapone o detergenti a base di alcol;
b) coprire naso e bocca con un fazzoletto di carta quando si tossisce e si starnutisce e gettare immediatamente il fazzoletto;
c) evitare di toccare occhi, naso e bocca con le mani non lavate;
d) rimanere a casa se malati, evitando di recarsi al lavoro o a scuola, in modo da limitare contatti possibilmente infettanti con altre persone.
Tali norme non rispondono solo ad una esigenza individuale di prevenzione del rischio di complicazioni e infezioni concomitanti, ma sono indispensabili, anche sul piano etico e sociale, per non facilitare la diffusione e la trasmissione del patogeno”.
Redazione Peranziani.it