Anziani, attenzione a non esagerare con gli zuccheri

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26 Marzo 2020

Più del 70% delle persone con più di 65 anni assume una quantità eccessiva di zucchero, il dato emerge da una pubblicazione della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria.

Sono tante le ragioni che sostengono come il consumo di zuccheri debba essere ridotto in età anziana, per gli effetti nefasti denunciati da autorevoli rappresentanti della medicina e studiosi da tutto il mondo in campo nutrizionale: il rischio di aumento delle malattie cardiovascolari, metaboliche, del diabete ed anche la correlazione con un maggior rischio di malattie oncologiche. Ricordando peraltro che più si diventa anziani più aumenta la difficoltà nel masticare ed inghiottire ciò che si mangia, anche a causa della perdita della dentizione, spesso molti anziani la sera cenano con una tazzina di latte o di caffèlatte con i biscotti, un’abitudine sbagliata e sbilanciata dal punto di vista nutrizionale.

Alimentazione e dolci

Gli anziani mangiano male e spesso vivendo da soli, si trovano impreparati ad affrontare la preparazione di pasti sani, leggeri e nutrienti. L’Alimentazione è spesso  monotona e squilibrata, perché non bilanciata. Occorre prestare, attenzione anche agli aspetti psicologici: i dolci rappresentano una gratificazione psicologica, che attivando i meccanismi dopaminergici del piacere, può innescare abitudini sbagliate dal punto di vista alimentare.

Per comprendere appieno le dimensioni del problema –spiega il prof Michele Carruba- con l’età succede che si modifica molto lo stile di vita e questo porta tutta una serie di problemi.

Gli anziani si muovono meno, quindi il fabbisogno energetico ed il metabolismo si riduce del 10% fra i 60 ed i 90 anni e questo significa che l’organismo ha  bisogno di meno energia.

Quante calorie è consigliabile assumere dopo i 70 anni? 

“Dopo i 70 anni è consigliabile assumere da 1900  a 2200 per gli uomini e tra le 1600 e le 1900 per le donne, il che significa anche  mangiare meno”.

Qual è il fabbisogno quotidiano di carboidrati e come assumerli nell’arco della giornata?

Spesso si parla di zuccheri e carboidrati come se fossero la stessa cosa, ma è opportuno considerare le dovute differenze

La percentuale di carboidrati deve essere pari al 55% 60% dell’apporto complessivo. Meglio preferire i carboidrati complessi (pasta, riso, pane, meglio se integrali) rispetto ai carboidrati semplici (quindi zuccheri) che non devono superare complessivamente il 10 per cento.

I Carboidrati complessi come pasta, pane e riso, liberano gli zuccheri in maniera graduale, fornendo energia in un arco temporale più esteso, gli zuccheri semplici invece, fanno innalzare il picco di glicemia e in quantità eccessive, possono facilitare una reazione di glucotossicità innescando meccanismi di difesa come secernere insulina, ed innalzando reazioni metaboliche inadeguate correlate al rischio di diabete.

Meglio consumare i dolci  al mattino a colazione, il momento migliore ed in cui si ha necessità di zucchero, bevande zuccherate e pane o fette biscottate spalmate di marmellata.

Quando si ha voglia di uno spuntino è meglio ricorrere ad un frutto, senza dimenticare però che anche la frutta è zuccherina, è meglio diminuire i dolci se ci si alimenta con uva, banane e fichi.

Nell’anziano cambia il metabolismo: e quando si parla di funzionamento del metabolismo, si deve far riferimento a due fasi: anabolica e catabolica. in età giovanile la fase anabolica prevale su quella catabolica e si ha l’accrescimento; nella vecchiaia prevale la catabolica, ovvero  il catabolismo è la combustione di queste sostanze, la loro degradazione chimica ed il loro allontanamento dall’organismo mediante escrezione di  urina e sudore, mediante la ventilazione polmonare che porta all’eliminazione dell’anidride carbonica.

Il sovrappeso in età anziana è un problema grave che rischia di peggiorare la funzionalità del sistema cardiocircolatorio in generale. L’obesità poi è considerata come una vera e propria patologia. L’OMS ci dice che il numero di obesi nel mondo è raddoppiato a partire dal 1980. 1,9 miliardi di persone, tra cui 600 milioni di obesi. Questa patologia è decisamente grave , perché correlata ad altre patologie come il diabete di tipo 2 e alle malattie cardiovascolari. In Italia il sovrappeso riguarda 25 milioni di persone, mentre sono 6 milioni gli obesi.

Con la consulenza del professor Michele Carruba, direttore del Centro Studi e Ricerca sull’obesità dell’Università degli Studi di Milano e presidente dell’advisory board del progetto ObeCity per la prevenzione dell’obesità curato da SG Company.

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