Demenza senile: i primi sintomi nell’anziano e cosa deve fare il caregiver

12 Febbraio 2018

Piccole dimenticanze, momentanei impacci, magari addirittura bizzarri comportamenti: tutti “incidenti” attribuiti all’avanzare dell’età di una persona cara. Ma che a volte, purtroppo, possono in realtà essere le avvisaglie di una demenza senile: “I primissimi sintomi del problema si presentano infatti con una perdita di funzionalità in tante piccole cose della vita quotidiana”, conferma la dottoressa Chiara Cerami, neurologa dell'Unità di Riabilitazione specialistica 2 – Disturbi neurologici, cognitivi e motori, dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. “Ecco allora che diviene molto importante che il caregiver, o comunque la persona che vive vicino all’anziano affetto da demenza senile, li sappia riconoscere: perché una diagnosi precoce della demenza senile rimane la prima arma oggi disponibile per poter affrontare la malattia”. 

Ci sono difficoltà nel quotidiano dell'anziano affetto da demenza senile che devono insospettire più di altre?

“Come detto, il campanello d’allarme che denota un probabile inizio di demenza senile sta in una perdita di funzionalità, sia cognitiva che motoria, osservabile in molti contesti quotidiani. Due situazioni frequenti riguardano ad esempio il fare la spesa o la guida dell'automobile: la persona può trovarsi in difficoltà nel controllare il resto oppure dimostrare un notevole calo di attenzione mentre è al volante. Quello che dovrebbe saltare all'occhio ai parenti non sono solo le dimenticanze, ma anche e soprattutto queste forti difficoltà nell'affrontare quelle attività quotidiane in cui la persona cara era, prima dell'arrivo della demenza senile, completamente autonoma”. 

Demeza senile: si tratta sempre di un processo graduale o possono anche esserci delle cause scatenanti?

“Così come non esiste un'unica forma di demenza senile, non c’è un unico e prestabilito insorgere e decorrere della malattia. In alcuni casi può comunque esserci un fattore scatenante: alcune forme di demenza senile possono ad esempio essere catalogate di tipo vascolare, cioè collegate a un disturbo della circolazione, perché hanno un principio evidente e quasi inequivocabile nel periodo che fa seguito a un ictus. Nel caso del morbo di Alzheimer, invece, i primi sintomi del decadimento cognitivo di norma cominciano a manifestarsi in maniera più evidente in seguito a un lutto oppure a un evento particolarmente stressante, con quindi un maggiore coinvolgimento della sfera psicologica”.

A chi rivolgersi quando si sospetta che il proprio caro stia sviluppando una forma di demenza senile?

“Il primo referente se si sospetta che il proprio caro stia sviluppando una forma di demenza senile deve sempre essere il medico curante. In seconda battuta, è poi bene rivolgersi a un Centro o a uno specialista dei disturbi della memoria, così da riuscire a inquadrare correttamente il problema. La cosa fondamentale, infatti, è riconoscere il prima possibile la presenza di un eventuale decadimento cognitivo, per poi rallentarlo mediante adeguate cure farmacologiche. Perdere tempo con visite specialistiche inadeguate, magari anche per i lunghi tempi d’attesa, può invece essere deleterio, perché la demenza senile ha un decorso piuttosto rapido e così ogni giorno che passa compromette la possibilità di salvaguardare le facoltà cognitive ancora integre.”

Tra i problemi da affrontare c’è poi anche il convincere l’anziano a farsi vedere da uno specialista: come comportarsi?

“E’ naturale che l'anziano affetto da demenza senile opponga un netto rifiuto di fronte alla proposta di sottoporsi ad una visita specialistica di questo tipo, poiché non ha ovviamente un’esatta percezione delle variazioni nel suo comportamento e nelle sue facoltà. Ancora peggio sarebbe l’affrontare il discorso di un'eventuale demenza senile in maniera esplicita, perché il tutto verrebbe percepito come una deliberata limitazione della propria libertà. Per non parlare dei casi in cui la persona è ancora coinvolta in un'attività a gestione famigliare: in tali situazioni il tutto viene infatti quasi sempre vissuto come un escamotage per escludere l’interessato dal contesto lavorativo”. 

Invece, cosa funziona?

“Introdurre il problema parlando all'anziano affetto da demenza senile della necessità di una consulenza medica focalizzandosi su un problema in particolare, meglio se molto pratico e percepibile in maniera concreta. Come ad esempio può essere la perdita di attenzione alla guida: questo genere di difficoltà, infatti, è senz’altro percepita chiaramente anche dal nostro caro, che – ammettendo così il problema e magari preoccupato del fatto che potrebbe impedirgli il rinnovo della patente – sarà quindi più facilmente disponibile a farsi aiutare. Il ‘punto debole’ su cui far leva e quindi quello in relazione al quale la persona anziana sarebbe preoccupate di avere una perdita di autonomia”.
 

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