Sono in costante aumento gli anziani che soffrono di depressione; ma sono molti anche quelli che pur soffrendo di questa patologia non ne sono a conoscenza. La cosa più complessa infatti è proprio questa: riconoscere la depressione, troppo spesso scambiata per tristezza, stanchezza il tutto unita ed amplificata dalla solitudine.
Dal punto di vista medico non c’è differenza tra la depressione che colpisce un adulto e quella che colpisce un anziano: stessi sintomi, stessi effetti, ed anche stessa cura.
Depressione negli anziani: come riconoscerla
“Di certo – spiega la Dott.ssa Emanuela Napoli, sessuologa esperta dell’età evolutiva e psicologa – l’anziano tende a cronicizzare i suoi problemi di salute, l’anziano è decisamente più agitato e preoccupato e questo fa si che le persone attorno a lui scambino il suo malessere interiore con una normale reazione ad un’altra malattia ed al suo stato medico. L’anziano che soffre di depressione viene visto quindi più come un ipocondriaco cronico o come una persona triste proprio per la sua età. Ecco quindi che sono pochi i cargiver che chiedono un ausilio anche psicologico per il loro caro. Quello che si crea quindi è un circolo vizioso dal quale uscirne diventa sempre più complesso”.
In generale l’anziano depresso percepisce solo la difficoltà del vivere quotidiano, partendo dalla difficoltà di compiere alcuni gesti banali e che fino a poco prima per lui erano tanto semplici quanto naturali. Questo è il primo passo dentro un baratro dal quale uscirne, senza la giusta consapevolezza, non è semplice. Mancano infatti all’anziano le capacità neuro cognitive per procedere ad un’analisi personale e mettere in campo una strategia per uscirne.
Non è quindi un caso che il numero di suicidi negli anziani sia in crescita. La difficoltà nel riconoscere la depressione rende impossibile l’inizio di qualsiasi processo di cura o terapia, che potrebbe funzionare con ottimi risultati. Anche se non mancano le difficoltà.
“Il cervello di un anziano – ci illustra la Dott.ssa Napoli – non è identico a quello di un giovane e di un adulto. Possiamo dire che in qualche modo “rallenti”. La depressione inficia sulla componente cognitiva che rallenta ogni tipo di elaborazione mentale. Questo rende ancor più complesso non solo individuare il depresso e poi, avendo una elasticità mentale più rallentata, anche l’azione del farmaco utilizzato per combattere la patologia è più lenta e meno efficace”.
Depressione: come affrontarla
Difficile stabilire cosa ci sia dietro la depressione in un anziano; difficile riconoscere la malattia; difficile anche capire cosa si possa fare tutti i giorni per migliorare la situazione.
“Tra i fattori che maggiormente influiscono e favoriscono la depressione negli anziani – continua a Dott.ssa Napoli – c’è sicuramente la solitudine. Che l’anziano sia in casa propria o in un istituto poco cambia. Il passare molte ore da solo non fa altro che amplificare quel senso di “vuoto”. Il consiglio quindi è di cercare, nei limiti del possibile delle persone che gli stanno vicino, di non lasciare solo troppo a lungo il proprio caro. Da un certo punto di vista potrebbe essere utile anche la compagnia di un animale, la cosiddetta “pet Therapy”, pratica che sta diventando sempre più frequente, ma che ovviamente ha una sua utilità solo nei casi di anziani ancora attivi ed autosufficienti”.
Da queste problematiche nasce l’iniziativa lanciata da Senior Italia FederAnziani, WINDTRE e SIPEm SoS, la Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza che hanno lanciato un numero verde a supporto di tutti quegli anziani soli che hanno bisogno di un sostegno psicologico per attraversare questa fase di isolamento.
Redazione Peranziani.it