Depressione senile: diagnosi corretta a trattamento

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18 Novembre 2020


La depressione senile, viene denominata  anche “depressione involutiva” ed è un disturbo dell’umore più frequente nella popolazione anziana di quanto si immagini,  colpisce in particolare gli anziani che vivono  ricorrenti episodi di ospedalizzazione o che si trovano ricoverati nelle residenze assistite per lungodegenti.
Dati recenti dicono che il 10% circa degli uomini e il 25% delle donne di ogni età soffre di depressione (Jackson et al., The Lancet Respiratory Medicine 2014).In generale il 2-6% della popolazione anziana soffre di depressione maggiore, che rappresenta la più grave manifestazione di disturbo dell’umore, con un’incidenza dello 0,15% l’anno. La prevalenza della diagnosi di depressione negli adulti ultra 65enni negli Stati Uniti è raddoppiata dal 1992 al 2005 passando dal 3% al 6%. (Rozzini e Biachetti; 2018).
«E’ un errore considerare questa condizione clinica in rapporto agli anziani come una fase “normale” del processo di invecchiamento- chiarisce Elisa Stefanati psicoterapeuta presso la casa di cura Quisisana di Ferrara– vi è spesso molta confusione anche tra  i termini depressione e tristezza,  utilizzati come sinonimi per descrivere la condizione di una persona: la tristezza, esprime un’emozione transitoria, mentre la depressione è uno stato di dolore che coinvolge la sfera affettiva, psicologica e fisica in modalità persistente».
 
Cause della depressione senile

«La depressione può insorgere a qualsiasi età -spiega la Dott.ssa Stefanati- anche se l’avanzare dell’età rappresenta un fattore di rischio aspecifico. Nonostante esistano numerose cause della depressione senile, e la genesi del disturbo non sia mai riconducibile ad un solo fattore, esistono alcuni fattori di rischio tra cui:
familiarità con disturbi depressivi, esposizione a eventi stressanti (lutti e perdita del coniuge, pensionamento, perdita del lavoro, delle autonomie quotidiane, dell’autoefficacia nello svolgimento delle mansioni), povertà, scarsa rete di supporto sociale, presenza di malattie gravi, una storia di depressione pregressa, dolore cronico e disabilità».

I sintomi da attenzionare
 
«I pazienti anziani con depressione- prosegue la Dott.ssa Stefanati- possono mostrare più frequentemente apatia (ossia mancanza di interesse verso il mondo circostante) e tendenza all’isolamento, iporessia (perdita dell’appetito), a voltesi manifesta anche sottoforma di irritabilità, perdita della memoria e deficit dell’attenzione, rallentamento psicomotorio e deficit nella cura di sé.
Una persona anziana può percepire una perdita di controllo sulla propria vita a causa di problemi di vista, di perdita dell’udito e di altri cambiamenti fisici .In linea generale si ha a che fare con un’aumentata vulnerabilità dell’anziano sul piano biologico ma anche relazionale e  psicosociale, in particolare legato a lutti e perdite e  che si accompagna ad una flessione  dell’autostima che spesso coincide anche con un venir meno del supporto familiare e sociale».

Anche la solitudine è una variabile importante da valutare. La depressione infatti è più frequente nella popolazione femminile dato che le donne vivono mediamente più degli uomini, e quindi sono più soggette a lutti dovuti alla morte del coniuge”.
La depressione nell’anziano ha un forte impatto sulla qualità della vita quotidiana, e sulla capacità di mantenere un ancoraggio attivo e funzionale alla vita.

I nodi da sciogliere: il problema della diagnosi

Spesso il problema della presa in carico dell’anziano portatore di depressione è legato al fatto che le persone nella terza età,  difficilmente denunciano le difficoltà rivolgendosi al medico o al professionista per chiedere un aiuto psicologico. Un altro ostacolo alla corretta identificazione del disturbo depressivo è dovuto al fatto che nella persona anziana la sintomatologia depressiva si sovrappone a differenti patologie coesistenti di natura neurologica o internistica.
Il problema di una diagnosi corretta è spesso ostacolato dal fatto che depressione e demenza sono sindromi psichiatriche che presentano un’incidenza significativa nell’anziano e  possono anche coesistere, causa questa di un ulteriore  difficoltà nella diagnosi.

Trattamento e terapie

«Per una diagnosi corretta -afferma la Dott.ssa Stefanati- è pertanto importante indagare a fondo la storia famigliare e la  situazione clinica del paziente, avendola monitorata negli anni o ricostruita con indagini cliniche ed anche attraverso la testimonianza da parte della persona quando possibile e dei famigliari. La psicoterapia famigliare, quella cognitivo-comportamentale, o la terapia del Problem Solving per i deficit esecutivi trova indicazioni utili nel trattamento della depressione senile, i casi più severi possono trarre giovamento anche dal trattamento farmacologico. Ognuno di questi approcci normalmente si pone come obiettivo principale la remissione dei sintomi, la prevenzione degli atti suicidari e il ripristino di buoni livelli di funzionamento sociale e cognitivo.
E’ importante inoltre mantenere la regolarità delle attività quotidiane: la depressione senile incide sullo stile di vita delle persone. Chi è sempre stato attivo e curato, con la malattia spesso trascura la sua persona ed evita le attività sociali, per questo motivo, è importante mantenere una minima regolarità nelle attività  quotidiane come: vestirsi, lavarsi e uscire per la spesa».
La depressione senile è una malattia curabile se si identificano tempestivamente le cause del malessere.

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