Il freddo all’esterno e l’eccessiva secchezza degli ambienti domestici possono peggiorare i sintomi di una patologia che colpisce l’8% della popolazione italiana adulta.
È italiano il primato Europeo di dermatite atopica. Si tratta della più comune forma di malattia infiammatoria della pelle che con l’inverno ormai alle porte, rischia di peggiorare le proprie manifestazioni sintomatologiche a causa delle basse temperature. Il freddo tende infatti a seccare la pelle, rendendo ancora più evidenti le chiazze rosse, spesso associate a prurito, che caratterizzano la malattia. Anche un clima secco all’interno delle abitazioni, dove in molti passano più tempo del solito per via delle restrizioni imposte dalle misure per il contenimento del Covid 19, può peggiorare la situazione.
Le cause
La comparsa della dermatite atopica è da ricondurre alla carenza di filaggrina, una proteina che contribuisce a mantenere integra la pelle, facendo da collante fra le cellule superficiali dell’epidermide. A favorirne lo sviluppo è anche l’alterazione dell’equilibrio dello strato lipidico (composto sostanzialmente da colesterolo, acidi grassi e ceramidi), che protegge dalle aggressioni esterne.
«Questo quadro fa sì che la cute risulti molto secca, favorendo la penetrazione di sostanze allergizzanti, che possono scatenare una reazione immunologica da parte dell’organismo, che porta alla comparsa delle chiazze. Da pochi anni si è scoperto che nello sviluppo della dermatite atopica gioca un ruolo anche il microbioma cutaneo: quando si verifica una disbiosi, ossia un’alterazione del suo normale equilibrio a favore di batteri “cattivi”, come lo stafilococco aureo, la pelle tende a infiammarsi e i rischi di essere vittima di questa malattia aumentano», spiega la dottoressa Elisabetta Sorbellini, specialista in dermatologia e consulente del laboratorio HMAP di Giuliani.
I fattori di rischio
In genere, sono più esposti allo sviluppo di dermatite atopica le persone che hanno familiari con lo stesso problema. Anche se non sono stati individuati ancora i geni coinvolti, è probabile che alla base della malattia vi siano fattori genetici. Nonostante possa manifestarsi in qualsiasi fase della vita, in genere la dermatite atopica compare durante l’infanzia, per poi attenuarsi nel corso dell’adolescenza. Anche dopo anni in cui non dà segni di sé, può però ripresentarsi in età adulta.
«Se si soffre di dermatite atopica, malattia che colpisce tra il 2 e il 5% della popolazione, di solito in inverno la situazione tende a peggiorare, perché le basse temperature seccano ulteriormente la pelle», sottolinea la dottoressa Sorbellini.
I sintomi
Il sintomo principale della dermatite atopica è la presenza di chiazze rossastre su una cute secca e pruriginosa. Sulle chiazze possono inoltre formarsi vescicole, abrasioni e piccole croste, la cui comparsa è favorita dal continuo grattamento conseguente al prurito, che si manifesta soprattutto di notte e che, a seconda dei casi, può essere più o meno intenso.
Le parti del corpo in cui più spesso compaiono le chiazze sono mani, piedi, caviglie, polsi, la piega dei gomiti e la parte posteriore delle ginocchia.
«Soprattutto quando colpisce i bambini e si manifesta su ampie zone del corpo la dermatite atopica può comportare non solo sintomi cutanei, ma anche allergie respiratorie o alimentari, favorite dall’ingresso degli allergeni dalle fissurazioni presenti sulla pelle», avverte la dottoressa Sorbellini.
Le cure
In presenza di dermatite atopica bisogna intervenire con prodotti diversi a seconda della serietà del problema e delle caratteristiche della singola persona. Sono spesso d’aiuto creme che hanno un effetto immonomodulatore, che cioè riducono la quantità di linfociti reattivi che si trovano sulla pelle, e che attenuano il prurito, come per esempio quelle al cortisone. Svolgono la stessa azione le creme a base di tacrolimus o pimecrolimus, utili soprattutto nei più piccoli. Negli adulti, queste ultime creme possono essere alternate a quelle cortisoniche.
Inoltre, è fondamentale nutrire la pelle con creme a base di sostanze quali ceramidi, acidi grassi Omega 3 e Omega 6, e che contengano peptidi con effetto antimicrobico, che preservano l’equilibrio del microbioma cutaneo, e soprattutto antiossidanti, come la vitamina E, che è anche idratante.
«Inoltre lampade a raggi Uvb a banda stretta, a cui sottoporsi sempre su indicazione del dermatologo, possono migliorare la situazione: oltre ad avere un effetto antibatterico, infatti, riducono l’infiammazione e migliorano l’equilibrio del microbioma cutaneo», afferma la dottoressa Sorbellini.
Siccome un aminoacido come il triptofano partecipa alla produzione del collagene, la proteina “mattone” della pelle, un’alterazione del suo metabolismo può rendere questo organo più esposto all’attacco di sostanze esterne nocive. In questi casi, sono consigliabili anche integratori a base di aminoacidi, tra cui il triptofano appunto, utili per ristabilire l’integrità della pelle.
Buone abitudini
In presenza di dermatite atopica, vanno evitati tutti i fattori che comportano l’aumento dell’infiammazione. Perciò, è importante seguire stili di vita sani, caratterizzati da un sonno regolare e da una dieta bilanciata. In particolare, a tavola non dovrebbero mai mancare cibi ricchi di aminoacidi, antiossidanti e vitamine, sostanze fondamentali per preservare il benessere della pelle.
«Infine, se si soffre di dermatite atopica l’esposizione al sole aiuta. Quando lo si fa, però, è importante utilizzare una crema solare adatta al proprio fototipo», raccomanda la dottoressa Sorbellini.
Redazione Peranziani.it