Ogni anno in Italia le fratture del femore negli anziani si aggirano sui 92mila casi per una spesa sanitaria di 590 milioni di euro per la sola ospedalizzazione e rappresentano il 75% delle fratture negli over 65. In America vengono trattate 250 mila fratture del femore negli anziani, con una proiezione per il 2040 pari al doppio. Numeri allarmanti che come sempre ci fanno dire come la miglior cura sia la prevenzione, in questo dell’osteoporosi, quel processo di indebolimento delle ossa dovuto a decalcificazione e mobilizzazione dei sali di calcio.
Fratture al femore, cause e sintomatologia
Esistono fratture del collo del femore o pertrocanteriche a seconda del livello in cui si rompe l’osso.
“Le fratture – spiega il dottor Paolo Collivadino, Medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia -possono essere conseguenti ad una caduta o spontanee come quando si ruota il bacino per prendere qualcosa, il femore si rompe e la persona cade a terra. Per capire se c’è una frattura al femore bisogna osservare la gamba che risulterà ruotata verso l’esterno e decisamente più corta rispetto all’altra.”
“In questi casi – prosegue l’ortopedico – non bisogna muovere la persona da terra perché un movimento inopportuno potrebbe scomporre ulteriormente la frattura del femore e scatenare dolori insopportabili con il rischio di una crisi cardiaca. Sarà il personale parasanitario, allertato immediatamente tramite il numero unico di emergenze (112), ad immobilizzare la gamba soggetta a frattiura e trasportare il paziente in Pronto Soccorso. Solo con la radiografia si può fare una diagnosi precisa per stabilire il livello della frattura del femore e nel giro di 48/ 72 ore, come previsto dalle linee guida, il paziente viene operato per evitare ulteriori complicazioni, si tratta di un vero e proprio intervento salvavita.”
Fratture al femore: quali i rimedi
“Nel caso della frattura del collo del femore l’intervento prevede la sostituzione della testa del femore con una protesi d’anca in lega di titanio perché la frattura, non ricevendo più sangue, non potrebbe guarire da sola. Se si tratta invece di una frattura pertrocanterica si procede con una osteosintesi mettendo un chiodo con una vite per chiudere la frattura che guarirà da sola perché ancora nutrita dal sangue”.
“Entrambe le operazioni – sottolinea il dottor Collivadino – vengono effettuate in anestesia spinale con una tecnica a cielo aperto che prevede un’incisione chirurgica più grande per la protesi dell’anca e 2/3 piccole incisioni nel secondo caso per una durata che va dai 30 minuti al massimo di un’ora.
Già dalla seconda giornata post operatoria il paziente viene messo in posizione eretta e fatto deambulare, dopo 15 giorni viene trasferito in riabilitazione e dopo un mese può tornare alla vita normale senza bisogno di assistenza.”
“La frattura del femore – conclude il chirurgo – è uno dei motivi di maggior costo della sanità italiana, si parla di più di 8 mila euro di rimborso da parte del sistema sanitario nazionale per le sostituzioni della testa del femore e di circa 5 mila euro per le fratture per trocanteriche, più 300 euro per ogni giorno di riabilitazione. Una spesa che – sostiene il dottor Collivadino – potrebbe essere drasticamente ridotta se solo si facesse più prevenzione dell’osteoporosi rendendo mutuabili tutti i medicinali rimineralizzanti e la vitamina D, oggi in classe C, e si prescrivessero le moc come esame di routine a tutte le donne in menopausa”.
Frattura del femore e osteoporosi
In Italia l’osteoporosi colpisce circa 5 milioni di persone e l’80% sono donne in post menopausa; soffrono di questa malattia il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60, numeri in continua crescita, soprattutto in relazione all’aumento dell’aspettativa di vita.
“L’osteoporosi, che è una malattia genetica spesso trascurata perché non dà dolore sino a quando non si rompe un osso che può essere il polso, le vertebre o il collo del femore, si può e si deve combattere anche a tavola – sottolinea Edy Virgili , nutrizionista di Borgo Pilotti Beauty Clinic & SPA – Si consiglia una dieta povera di proteine animali (carni rosse insaccati), senza alcool e fumo, fattori questi che non aiutano il metabolismo del calcio. Al contrario, una dieta ricca di fibre vegetali, vitamine e sali minerali (in particolare Calcio) apporta benessere alle ossa. Inoltre è opportuno esercitare regolarmente attività fisica ed esporsi al sole (con le dovute protezioni) per accumulare Vitamina D, indispensabile per il trofismo osseo”.
Redazione Peranziani.it