Forse la fase più delicata per un anziano che si è sottoposto ad un’operazione chirurgica in seguito alla frattura del femore è di certo la fase post-operatoria, la riabilitazione. Una fase ancor più importante se consideriamo i numeri degli anziani che anche in Italia soffrono di questa problematica.
Cifre precise non ce ne sono ma recenti studi valutano tra le 70 mila e le 90 mila le persone anziane che hanno subito la frattura o la rottura del femore. Di queste addirittura il 30% non riuscirebbe più a tornare a camminare in maniera normale limitando così di molto le proprie abitudini e lo stile di vita.
La maggior parte di queste persone viene come dicevamo sottoposta ad intervento chirurgico per la ricomposizione della frattura del femore o per l’inserimento di una protesi. La prima cosa, trattandosi di un intervento invasivo, delicato, su di un soggetto non giovane, è cercare di rimettere in moto il prima possibile l’arto questo per evitare la nascita di problemi legati all’eccessiva inamovibilità.
“Sia che si tratti di una frattura del collo del femore o pertrocanteriche la riabilitazione del paziente inizia già il primo giorno dopo l’operazione con la persona ancora allettata – spiega il dottor Paolo Collivadino Medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia – Si comincia con una mobilizzazione passiva della gamba da parte del fisioterapista per recuperare l’articolarità dell’arto. Dalla seconda o terza giornata comincia invece il recupero della posizione eretta e della deambulazione, prima con il girello deambulatore e poi con le stampelle”.
“Dalla quarta alla decima giornata, a seconda dei casi, il paziente viene trasferito nel reparto di riabilitazione per il recupero del tono muscolare con una riabilitazione attiva che lo coinvolge per una o due ore al giorno, un’ora al mattino e una al pomeriggio. Nelle altre ore della giornata – prosegue il dottor Collivadino – il paziente viene sollecitato e aiutato dagli infermieri a fare passaggi posturali al letto alla poltrona per evitare piaghe da decubito”.
“ Paradossalmente – conclude l’ortopedico – se la frattura riguarda la testa del femore per cui si interviene inserendo una protesi d’anca in lega di titanio, si potrebbe dare un carico completo già dal primo giorno. A fronte, dunque, di un intervento più lungo il recupero è più veloce. Nel caso, invece, di fratture a livello più basso, pertrocanteriche, la cui operazione prevede l’inserimento di un chiodo con una vite per chiudere la frattura (osteosintesi) non bisogna assolutamente dare carico nei primi giorni perché si rischierebbe una frattura scomposta”.
Di sicuro ogni tipo di esercizio di riabilitazione va fatto su suggerimento ed alla presenza di fisioterapisti od ortopedici specializzati. Nel dettaglio non esistono esercizi uguali per tutti, di sicuro va fatto del lavoro muscolare ma anche di propriocettività.
Si tratta per lo più di lavori leggeri che però devono essere fatti in maniera ripetitiva ma corretta; la riabilitazione infatti per lo più viene fatta in casa dal paziente, in assoluta autonomia. Sapere come va fatto un esercizio, copiere gesti corretti, sembrano cose di poco conto ma influiscono sulla corretta ripresa dell’utilizzo dell’arto e spesso determinano quale sia la reale percentuale di recupero della propria mobilità e quindi della qualità della vita.
Redazione Peranziani.it