Con l’arrivo dell’inverno si torna a parlare di influenza. Già le cronache riportano i primi casi di persone malate ma in realtà il momento del picco per il virus più potente e pericoloso atteso quest’anno è ancora lontano.
Siamo tra l’altro reduci da un inverno molto pesante con 6 milioni di persone colpite in Italia da una forma influenzale particolarmente pesante.
Inutile dire che gli anziani sono davanti a questa malattia, la categoria più a rischio. “Questo – ci spiega il Prof. Fabrizio Pregliasco, Virologo presso il Dipartimento Scienze biomediche per la salute dell’Università degli Studi di Milano – non per gli effetti del virus influenzale in se, ma per le reazioni e le conseguenze che l’influenza porta con se soprattutto sul cuore e sull’apparato respiratorio. Penso ad esempio ai malati di asma, o ai cardiopatici…”.
I dati dell’inverno dello scorso anno spiegano meglio di ogni altra cosa questo concetto. I decessi in Italia legali all’influenza sono stati 200. Ma sono stati ben 10 mila gli anziani che hanno perso la vita proprio per problemi cardiaci o crisi respiratorie legate proprio al virus.
Anziani e vaccino
“Il vaccino anti influenzale – aggiunge il Prof. Pregliasco – è un’opportunità per tutti, ma per chi supera i 65 anni dovrebbe essere qualcosa di obbligatorio. I risultati infatti sono chiari ed evidenti come è chiaro che esiste solo una piccolissima parte di anziani, vere e proprie eccezioni, che possono avere reazioni allergiche al farmaco. Ma si tratta, ripeto, di eccezioni che non limitano l’efficacia e soprattutto la necessità di ricorrere al vaccino”.
Non solo. Anche le persone vicine agli anziani, soprattutto se con qualche malattia o patologia, dovrebbero a loro volta fare prevenzione e ricorrere al vaccino.
“Bisogna però evitare di fare confusione con messaggi sbagliati o fuorvianti – continua il Prof. Pregliasco – Il vaccino infatti funziona ma protegge dal virus che è stato selezionato nell’emisfero australe e dalle sue principali varianti. Esistono però ben altri 262 virus para influenzali che possono colpirci con febbre, difficoltà respiratorie, debolezza, i classici sintomi influenzali. Quindi il vaccino non ci mette al riparo da tutti questi 262 virus. Esiste quindi la possibilità che anche un vaccinato sia colpito e costretto a restare a casa ad affrontare la malattia ma si tratta di virus meno forti e quindi meno problematici per la salute”.
Il vaccino comincia a fare effetto 10 giorni dopo la sua somministrazione ed ha una durata variabile tra i 6 e gli 8 mesi. La seconda metà di novembre è quindi il periodo migliore per sottoporsi al vaccino. certo, si può anche farlo più tardi ma di sicuro ci si espone a rischi maggiori di contrarre il virus.
Influenza: che fare
Oltre al vaccino ci sono alcune raccomandazioni sempre utili per cercare di evitare di contrarre il virus. Bisogna il più possibile evitare gli sbalzi termici, vestendosi anche a strati in maniera da avere in ogni situazione al chiuso o all’aperto la giusta temperatura. Meglio poi evitare i luoghi umidi particolarmente affollati; sono questi i posti in cui il virus si diffonde con maggiore facilità da una persona all’altra. Lavarsi le mani il più possibile perché è proprio dalle mani, con le quali ci tocchiamo bocca, occhi o naso, che permettiamo al virus di entrare nel nostro organismo.
Una volta presa l’influenza – conclude il prof. Pregliasco – quello che consiglio è l’automedicazione responsabile. Cosa intendo: utilizzare i famosi farmaci comuni con principi attivi conosciuti (paracetamolo, antipiretici) da usare sempre seguendo le indicazioni del bugiardo facendo bene attenzione a non abusarne e a non voler a tutti i costi cancellare i sintomi dell’influenza, come la febbre. Questo infatti farebbe solo il gioco del virus che sarebbe così libero di circolare nel nostro organismo”.
Se, dopo 3/4 giorni la situazione non dovesse migliorare, allora il consiglio è di andare dal proprio medico per una visita. Mai, mai, prendere antibiotici per combattere l’influenza.
Redazione Peranziani.it