Pacemaker, come vivere al meglio la convalescenza

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13 Gennaio 2020

Sostenere un’operazione per l’impianto di un pacemaker cardiaco non è più una cosa complessa come lo era in passato. Il progresso scientifico, medico e tecnico hanno fatto si che l’intervento sia in realtà poco invasivo Questo comporta non solo una minor difficoltà in sala operatoria ma anche, se non soprattutto, un minor tempo di recupero per arrivare alla vita di tutti i giorni.

Pacemaker: la convalescenza

Dopo 36 o 48 ore il paziente può addirittura essere dimesso e tornare alla propria abitazione. Ci sono però alcune accortezze che vanno seguite per non vanificare e compromettere la bontà dell’intervento. Bisogna infatti prestare molta attenzione agli sforzi ed alle azioni che interessano l’arto omolaterale a dove è avvenuto l’inserimento degli elettrocateteri. Quindi niente sforzi, niente pesi, o azioni brusche. persino sarebbe consigliabile non guidare un’automobile per almeno una settimana.

“Il paziente si deve premurare di non compiere movimenti bruschi che possono alterare il posizionamento degli elettrocateteri – spiega il Professor Claudio Tondo, Coordinatore dell’unità di Aritmologia del Centro Cardiologico Monzino IRCCS – e di non ricevere colpi nella sede d’inserimento del generatore, che potrebbe venirne danneggiato. Per questo motivo, anche una volta superato il periodo di convalescenza, gli sport che prevedono il contatto fisico dovrebbero essere evitati per scongiurare la possibilità di recare danno al dispositivo. Viste le controindicazioni post-operatorie, non stupisce che l’impianto degli elettrodi avvenga nella maggior parte dei casi attraverso la vena succlavia sinistra, così da permettere al paziente una maggiore mobilità dell’arto consuetamente dominante, il destro dunque, nella fase post operatoria. 

Oltre a problemi di origine traumatica articolare bisogna poi considerare che se pur agevole l’impianto di un pacemaker è pur sempre una operazione chirurgica

“Per la settimana successiva all’intervento  – aggiunge il Prof. Tondo – è consigliata una terapia antibiotica, così da assicurarsi che non si contraggano malattie infettive durante una fase delicata. Il primo controllo del funzionamento del dispositivo viene convenzionalmente effettuato a 30/40 giorni dall’intervento, i successivi checkup avverranno con una cadenza di sei o dodici mesi a seconda della risposta del paziente. Solo dopo 8/10 anni si richiederà la sostituzione del generatore per il cambio della batteria”.

Non è prevista una particolare alimentazione nel periodo di convalescenza.

Attività Fisica

Il ritorno alla vita normale per un paziente a cui è stato inserito un pacemaker è garantita al 100%, compreso il ritorno all’attività fisica. Prima di cominciare però sempre meglio consultarsi con il proprio medico curante e con chi ha effettuato l’intervento. Non ci sono altre limitazioni, se non quella di cercare comunque di evitare attività fisiche (anche lavorative, non solo sportive) che prevedano la possibilità di contatti fisici violenti.

Nessuna limitazione invece per i viaggi a patto che ci si organizzi quantomeno per sapere se dove siamo diretti ci sia un presidio di emergenza o un’ospedale

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