Le malattie del sistema cardio circolatorio: cause, diagnosi e cure

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15 Settembre 2019

Il sistema cardio circolatorio è un sistema complesso. Il fulcro di questo articolato apparato è il cuore, il muscolo cardiaco, che “pompa” il sangue che, a sua volta, trasporta le sostanze necessarie al nutrimento e quindi al funzionamento di tutto l’organismo. Questa macchina così importante con l’avanzare dell’età, può “incepparsi” a causa di un black out della pompa centrale oppure a causa di un malfunzionamento dei vasi sanguigni, oppure a causa della fragilità di un’arteria o un suo irrigidimento e la conseguente incapacità di assorbire l’aumento della pressione sanguigna. Sono proprio questi i casi che possono determinare una disfunzionalità del sistema cardio circolatorio.
“Le principali malattie del sistema cardio circolatorio – il prof Francesco Setacci chirurgo vascolare presso la clinica di medicina e chirurgia estetica Juneco di Milano City Life –  sono la malattia cerebrovascolare (carotidopatie extracraniche), aneurismi dell’aorta, arteriopatia obliterante cronica degli arti inferiori, e l’insufficienza venosa cronica”

MALATTIA CEREBROVASCOLARE (CARODIDOPATIE EXTRACRANICHE)

“Per ictus si intende la rapida perdita della funzione cerebrale dovuta al minor apporto di sangue al cervello. Si tratta di una delle principali cause di morte nel mondo e la prima causa di disabilità nel mondo occidentale. L’aterosclerosi delle grandi arterie – prosegue Francesco Setacci –  è la causa principale di tutti gli ictus ed è a partenza dalla placca carotidea. I sintomi sono puramente neurologici e caratterizzati da deficit sensitivo-motori a carico di un emisoma (faccia, arto superiore ed inferiore da un lato solo), disturbi dell’eloquio, difficoltà visive come la diplopia (vedere doppio). La prima valutazione per capire la gravità del restringimento (stenosi) alla carotide viene effettuata mediante Ecocolordoppler, strumento che permette una precisa e affidabile diagnosi. Non è detto però che una stenosi carotidea anche importante possa generare dei sintomi neurologici, anzi nell’80% dei casi la patologia decorre in maniera silente ed il primo sintomo potrebbe dare luogo ad una grave complicanza neurologica.
La terapia medica per questo tipo di patologia è sostanzialmente caratterizzata dal controllo dei fattori di rischio modificabili (fumo di sigaretta, dieta…) e dalla terapia con antiaggreganti piastrinici e statine. L’indicazione ad intervenire è ben codificata dalle linee guida ovvero per stenosi di entità superiore al 70% nei pazienti asintomatici e per stenosi superiori al 50% in pazienti sintomatici con placche molli non calcifiche    definite all’Ecocolordoppler.  Quando viene stabilita una indicazione chirurgica ci sono due possibilità: la chirurgia tradizionale e la chirurgia endovascolare. La chirurgia tradizionale che prevede una incisione laterale al collo ha come scopo la rimozione fisica della placca aprendo la carotide mentre la chirurgia endovascolare non prevede incisioni chirurgiche. Si posiziona uno stent, da accessi periferici (femorali, al fine di imbrigliare e mettere a parete la placca. Entrambe queste tecniche presentano comprovata efficacia ma hanno precise indicazioni”

ANEURISMI DELL’AORTA

“L’aneurisma dell’aorta addominale è una dilatazione patologica permanente che interessa la più grande arteria dell’addome. La diagnosi- evidenzia il prof Setacci-gioca un ruolo fondamentale nella prevenzione soprattutto nelle carotidopatie e nell’aneurisma aortico addominale, che decorrono nella maggior parte dei casi in maniera del tutto asintomatica e il primo sintomo potrebbe essere già una grave complicanza ovvero la rottura dell’arteria con imponente emorragia interna quasi sempre mortale se non operata in emergenza. Indagine Ecocolordoppler in prima battuta, in maniera semplice, veloce, non invasiva e senza utilizzo di radiazioni ionizzanti permette diagnosi già molto accurate e sensibili. In caso di riscontro di dilatazione dell’aorta in cui non è stata posta indicazione ad intervenire chirurgicamente è consigliato effettuare un Ecocolordoppler  o eventualmente  una Tac di sorveglianza ad intervalli variabili tra i 6 ed i 12 mesi a seconda della gravità del problema. Nei pazienti con aneurisma aortico addominale che è da considerarsi arteriopatico è indicata la terapia con antiaggreganti piastrinici, statine, farmaci antipertensivi. Nell’ultimo ventennio le tecniche “endovascolari” mini invasive hanno permesso il trattamento della maggior parte degli aneurismi evitando l’apertura dell’addome attraverso due mini incisioni a livello inguinale o addirittura, solo attraverso l’introduzione della protesi vascolare da due fori praticati sulla cute, senza incisione chirurgica. Tutto questo completamente in anestesia locale,  permettendo una rapida ripresa del paziente in pochi giorni”.

ARTERIOPATIA OBLITERANTE CRONICA DEGLI ARTI INFERIORI

“Tra tutte le malattie vascolari- spiega Francesco Setacci-questa patologia risulta essere la più facile da diagnosticare in quanto in stadi avanzati evidenzia sempre sintomi e viene trattata solo se sintomatica. E’ caratterizzata da una malattia aterosclerotica coinvolgente le arterie degli arti inferiori con formazione di placche che possono restringere ed occluderle. Questo comporta una riduzione dell’irrorazione delle estremità, che in stadi avanzati può portare a dolore a riposo, gangrena e rischio elevato di amputazione.I sintomi negli stadi non avanzati sono caratterizzati da una chiara difficoltà alla deambulazione ma con caratteristiche molto precise: uno scarso apporto di sangue determina una diminuzione di ossigenazione ai muscoli per cui i pazienti riferiranno la comparsa di una sintomatologia crampiforme al polpaccio dopo un certo percorso. Più grave e più estesa è la malattia più breve sarà il percorso che il soggetto riuscirà a percorrere libero dal dolore. La prima valutazione per capire la gravità del restringimento (stenosi) delle arterie degli arti inferiori viene effettuata mediante ecocolordoppler, strumento che permette una precisa e affidabile diagnosi. La terapia medica per questo tipo di patologia è sostanzialmente caratterizzata dal controllo dei fattori di rischio modificabili (fumo di sigaretta, dieta, esercizio fisico) e dalla terapia con antiaggreganti piastrinici e statine. L’indicazione ad intervenire dipende dalla gravità del quadro clinico ed anche qui le possibilità sono due: la chirurgia tradizionale e la chirurgia endovascolare. Solitamente in questi casi il primo approccio è rappresentato da un tentativo endovascolare: mediante un approccio mini invasivo, che non prevede incisioni chirurgiche, si può riuscire a trattare l’arteria dilatando (angioplastica) con dei palloncini dedicati,  anche a rilascio lento di farmaco o apponendo degli stent. Quando questa tecnica non risulta essere applicabile, per la complessità della situazione, la chirurgica tradizionale  può intervenire mediante il confezionamento di bypass al fine di saltare in blocco il tratto occluso”.

INSUFFICIENZA VENOSA CRONICA

 “L’edema delle gambe (gambe e piedi gonfi) è un fenomeno molto ricorrente che può colpire gran parte della popolazione ed in modo particolare gli anziani e rappresenta un’importante preoccupazione nella medicina geriatrica. Questo fenomeno- aggiunge il prof Setacci-è dovuto sostanzialmente ad un accumulo di liquidi nel tessuto sottocutaneo degli arti inferiori che per forza di gravità si concentra nella zone più distali (caviglie e piedi). Normalmente il sintomo colpisce più frequentemente  la popolazione femminile rispetto agli uomini,  perché le donne trattengono maggiormente i liquidi. In condizioni di normopeso il problema interessa le persone dopo i 70, 75 anni d’età; i pazienti obesi invece possono soffrire di questo sintomo già a partire dai 40 anni. La diagnosi prevede un’osservazione delle gambe e dei piedi, se la pelle  appare tesa e lucida, ed effettuando una leggera pressione con le dita nella zona interessata dal gonfiore si forma un avvallamento, allora si può fare diagnosi di edema. La causa delle gambe gonfie anziani è spesso multifattoriale: sedentarietà, affaticamento, obesità, cattiva alimentazione, insufficienza venosa cronica, edema linfatico,cardiopatie, malattie respiratorie, malattie renali, terapia con cortisone: in alcuni casi però questo accumulo di liquidi può essere secondario a condizioni patologiche più importanti. I rimedi possono essere molteplici – continua il prof Setacci – e prima di instaurare una terapia farmacologica- è bene ribadirlo-  è necessario capire esattamente quali siano le cause. In caso siano presenti delle vene varicose potrebbe essere indicato un intervento chirurgico compatibilmente con l’età del soggetto anziano e con le proprie condizioni di salute. Una visita angiologica correttamente impostata, deve sempre ponderare rischi e benefici”. Esistono molti rimedi naturali che possono contribuire ad un visibile miglioramento del gonfiore  ed a combattere i relativi disturbi, soprattutto se il disturbo è in correlazione con affaticamento e sedentarietà. In primis l’uso di calze elastiche, seguire una dieta povera di sale, integratori da assumere per via orale o creme ad uso topico a base di vite rossa, ippocastano, frassino, meliloto, centella asiatica, diosmina, cumarina, arnica, favoriscono un naturale drenaggio di liquidi, pediluvio con acqua e sale, perdita di peso, blando esercizio fisico quotidiano, massaggi linfodrenanti e tenere gli  arti sollevati. Negli anziani la prescrizione di diuretici va inoltre valutata con molto scrupolo. L’uso a lungo termine dei diuretici può portare a gravi squilibri elettrolitici, con conseguenti svenimenti”.

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