Secondo quanto stabilito dall’ultimo Piano nazionale prevenzione vaccinale, entro il 2018 dovrà essere attiva anche nel nostro Paese la vaccinazione anti-herpes zoster (comunemente noto come “fuoco di Sant’Antonio”) per tutti gli anziani di almeno 65 anni d’età.
A confermare la validità della decisione del Ministero della Salute arrivano oggi i risultati di una campagna, avviata nel 2013 in Inghilterra e riguardante tutti i soggetti tra i 70 e i 79 anni, i cui risultati sono stati resi noti con una pubblicazione sull’autorevole The Lancet Public Health. Stando a quanto si legge nel report dei ricercatori, la promozione del vaccino in quella fascia d’età ha infatti consentito di ridurre del 35% i casi di herpes zoster e del 38% quelli della sua principale complicanza, la nevralgia posterpetica, in una popolazione di 5,5 milioni di anziani. Un risultato davvero importante per assicurare un migliore standard di salute nella terza età: ecco perché…
Anziani più a rischio
L’herpes zoster è una problematica patologia per la quale sono particolarmente a rischio gli anziani a causa dell’indebolimento del loro sistema di difesa (immunitario), che facilita il risveglio del virus della Varicella. Rimasto latente per anni dopo che si è contratta la ben nota malattia esantematica, il VZV (ovvero Virus Zoster-Varicella) torna in pratica all’attacco approfittando appunto del fatto che l’organismo “abbassi la guardia” per una riduzione degli anticorpi dovuta all’età, oltre che magari allo stress. Risultato: la comparsa di macchie rossastre generalmente concentrate sul tronco, ma in due casi su dieci diffuse anche al viso, che evolvono rapidamente in dolorose bolle e vescicole.
Le possibili complicanze dopo i 60 anni
Per quanto l’herpes Zoster sia trattabile con farmaci antivirali, opportunamente combinati con analgesici e antinfiammatori, negli anziani risulta una patologia particolarmente pericolosa per le possibili complicanze. In particolare, sopra i 60 anni in circa il 40% dei soggetti si registra come conseguenza della malattia una forma di nevralgia (detta appunto “posterpetica”), la cui intensità e durata sono direttamente correlate all’età. Il malato può così andare incontro a un’invalidità anche di mesi a causa dei dolori avvertiti sia a riposo sia come conseguenza di movimenti anche minimi, perché anche il più lieve tocco o sfioramento può scatenare fitte lancinanti.
Inoltre, nel caso le macchie si manifestino anche nella zona intorno agli occhi, nei soggetti più anziani si alza la probabilità che il “fuoco di Sant’Antonio” si sviluppi anche in un herpes zoster oftalmico, con il coinvolgimento del nervo trigemino e con fastidiose congiuntiviti, oltre che dannose infiammazioni dell’iride (iridocicliti) e della cornea (cheratiti).
Le garanzie del vaccino
Considerata la possibile evoluzione della malattia, che può avere effetti anche peggiori in anziani con un quadro clinico complicato dall’eventuale presenza di malattie croniche, la prevenzione assume quindi un valore fondamentale. E sulla base dei risultati della campagna condotta in Inghilterra, il consiglio non può che essere quello di rivolgersi al proprio medico curante per sapere come poter accedere al vaccino all’interno della propria Asl.
Redazione Peranziani.it