Il rapporto genitori figli rappresenta una sfida anche quando i figli hanno ormai raggiunto l’età adulta, soprattutto quando l’autosufficienza del genitore viene meno ed i ruoli cominciano ad invertirsi.
Rapporto genitori figli: da figli a genitori
Questa è forse la fase più complessa da superare quando si comincia a frontenggiare il decadimento fisico e cognitivo del proprio genitore. In questa primssima fase i ruoli si invertono: i figli accudiscono i genitori, mentre questi devono progressivamente accettare una graduale perdita di autonomia e il crescente bisogno di ricevere aiuto e sostegno da parte di altri famigliari.
Rapporto genitori figli: il punto di vista del genitore
Come già accennato, per il genitore l’aspetto più complesso da affrontare al principio di un periodo di malattia è l’impossibilità di prendersi cura dei propri cari, specialmente figli e nipoti, che per tutta la vita hanno considerato come individui più fragili e quindi da proteggere e coccolare. Inizialmente è dunque naturale che i seniors oppongano una certa resistenza al ricevere una qualsiasi forma di assistenza, anche se scarsamente invasiva (come ad esempio un aiuto nella gestione della casa o della prorpia persona). Per evitare che l’anziano si senta immediatamente un peso per la propria famiglia e che ricada in uno stato depressivo a causa della sua nuova condizione è consigliabile cercare di coinvlgerlo, per quanto possibile, in quelle che sono le decisioni del nucleo famigliare. Semplicemente aggiornarlo circa i passi importanti che figli e nipoti stanno per affrontare, chiedergli consiglio e dare importanza alle sue opinioni è un ottimo modo per farlo sentire un elemento ancora attivo all’interno della famiglia.
Rapporto genitori figli: la prospettiva dei figli
Il punto di vista dei figli quando devono cominciare a prendersi cura di un genitore malato è di norma più complesso ed articolato. Se da un lato, il fatto di ritrovarsi a rivestire un ruolo di assistenza può condurre ad appianare molti dei conflitti che avevano caratterizzato il rapporto genitori figli negli anni precedenti, dall’altro c’è l’incombenza di una vita privata che si sta costruendo (o si è costruita) che vede affacciarsi sulla scena impegni lavorativi e famigliari.
Inoltre, specialmente in Italia, il 90% dei caregiver sono donne, fatto questo, che rende sempre più diffuso l’impegno su due fronti famigliari: da un lato un genitore anziano e non più del tutto autosufficiente da accudire, dall’altro la propria famiglia, con un partner e dei figli, magari adolescenti. A tutto questo si somma, in molti casi, una carriera ed è quasi fisiologico che le esigenze personali, di svago e di riposo, vengano trascurate. Spesso, infatti, un profondo senso di colpa subentra ogni qualvolta si pensi di dedicare del tempo alla propria persona e alle proprie esigenze, poiché si ha immediatamente la sensazione di considerare il proprio caro malato come un peso o di scaricare le proprie responsabilità. Questo stato d’animo è, tuttavia, da combattere anche perché estremamente deleterio, non solo da un punto di vista umano e personale, ma anche nel ruolo di caregiver. Dunque, se è possibile ricevere un aiuto esterno, non bisogna esitare ad accettarlo: non si tratta di sfuggire ai propri doveri, ma di stabilire un equilibrio tra il proprio ruolo di caregiver e la propria vita privata.
Fonte: http://d.repubblica.it/famiglia/2014/04/10/news/assistenza_genitori_anziani-2089913/
Redazione Peranziani.it