Chi meno ci sente, più corre il rischio di incorrere in instabilità posturale, inciampare e cadere. L’udito appare strettamente legato all’equilibrio e le ricerche su questo tema aumentano. Il danno vestibolare colpisce circa il 30% della popolazione mondiale durante la vita. Di questo dato, una percentuale minore interessa chi ha entrambi i danni sia uditivi che vestibolari. C’è una connessione strettissima tra cervello e udito ed il dato acquista una pregnanza particolare nella settimana dedicata al cervello ed alle scoperte che riguardano la nostra cabina di regia. E’ la Brain Awareness Week, iniziata il 18 e che prosegue fino al 24 maggio.
Cervello udito ed equilibrio: quale il rapporto? I segreti del sistema vestibolare
L’equilibrio, ovvero la capacità di muoversi in maniera adeguata, è la risultante di diversi output sensoriali, quali udito, vista, sistema muscolare e articolare. A spiegarlo è il dott Giorgio Guidetti presidente della Società Italiana di Vestibologia, Direttore responsabile del Vertigo Center del PCM di Modena e consulente scientifico di Widex e Signia multinazionali leader nella produzione di apparecchi acustici e relativi servizi. Il sistema vestibolare è il sistema sensoriale che fornisce il contributo principale al senso di equilibrio e all’orientamento spaziale allo scopo di coordinare il movimento con l’equilibrio. Il labirinto è fatto di 3 parti: coclea, vestibolo e una zona intermedia chiamata sacculo. I segnali uditivi raccolti dalla coclea servono per mandare informazioni al cervello in relazione al suono captato nell’ambiente. Il cervello umano è diverso da quello degli animali ed è “programmato” per cogliere il range di suoni che servono per orientarci e capire cosa accade e comprendere le parole. Il nostro corpo è generalmente in grado di controbilanciare eventuali disarmonie temporanee, nel caso del sistema vestibolare anche solo una leggera disfunzione di uno degli organi interessati può condurre un individuo a vivere seri problemi con la gestione del proprio equilibrio. L’orecchio percepisce i suoni, le parole, il linguaggio, ma ha bisogno di un sistema di decodifica. Il rapporto tra orecchio e cervello consiste nel riconoscere e attribuire un significato ai suoni che arrivano dall’ambiente. Per questo il cervello lavora a molteplici livelli: fornirci informazioni di allerta, coinvolgerci nei stimoli emotivi, cogliere i suoni rilassanti come una ninna nanna, o quelli eccitatori come la musica di un concerto rock. Il cervello ha imparato a riconoscere i suoni inviati dalla coclea. Se un bimbo nasce con sordità completa, perde questa opportunità. Il suo cervello sarà costretto ad usare informazioni differenti per ottenere risultati simili. Ecco perché- prosegue Giorgio Guidetti- diventano fondamentali altri sensi come vista, tatto o le informazioni muscolari per compensare il deficit.
Equilibrio uomo e ambiente
Il labirinto ci deve poter sempre orientare e dire come siamo collocati nello spazio, se siamo fermi o in movimento, e queste informazioni sono importantissime per il cervello, per avere un atteggiamento congruo a ciò che accade nell’ambiente, ne consegue che l’equilibrio è il miglior indicatore del rapporto uomo-ambiente. Il cervello fa due cose: prima di arrivare a coscienza stabilisce quale ordini dare al corpo per adeguarsi a questo segnale, inoltre questi segnali arrivano alla parte più alta ovvero la coscienza permettendo al cervello di giudicare o modificare la situazione. Se il danno vestibolare è da una parte sola, il cervello rimodula le informazioni provenienti dall’ orecchio sano, dal tatto, dalla vista e dai muscoli per correggere il deficit. Se il danno è bilaterale, la fatica che il cervello deve fare è maggiore.
Vertigini: quanto l’udito può influire sull’equilibrio
In caso di danno vestibolare bilaterale, il cervello è in un tunnel privo di luce e chiede a vista, tatto e muscoli di compensare il deficit. Se c’è una lesione solo dell’apparato dell’equilibrio- aggiunge il Presidente della VIS allora l’udito diventa importante per capire l’orientamento del suono. Quando il danno riguarda sia il vestibolo che l’udito il cervello è costretto ad uno sforzo molto maggiore, perché deve correggere molte informazioni sbagliate e prestare attenzione a molteplici indicatori. Se la lesione colpisce un bambino, il cervello è più plastico, ma in un anziano la situazione peggiora in termini di stabilità, orientamento e qualità della vita, con forti rischi di caduta e peggioramento delle autonomie e della stima di sè. Il danno vestibolare è la principale causa di cadute, se si poi aggiunge anche il deficit uditivo la situazione di adattamento è ancor più compromessa, se si aggiunge anche un calo della vista (come ad esempio la cataratta) il rischio è ancora superiore per mancanza di compensazione.
Tutta la popolazione è soggetta ad invecchiamento naturale e fisiologico che porta ad avere una perdita vestibolare e uditiva nel tempo. Questo processo di aggiunge ad eventuali altre molteplici cause di danno che vanno da problematiche virali, vascolari, degenerativo/metaboliche, oncologiche, e tossiche. Le perdite uditive sono anche soggette al danno acustico cui siamo sottoposti e forse anche quello elettromagnetico. Il dibattito in corso è aperto.
Il suono attiva il cervello a livello di attenzione e quindi aumenta la nostra soglia di protezione. Un deficit uditivo va curato precocemente, va individuata la causa, ed è importante, se il danno è significativo, consigliare il miglior apparato protesico acustico o addirittura anche un impianto cocleare.
La prevenzione
La prevenzione per contrastare la perdita dell’udito è fondamentale e si esegue con esami audiometrici e con strumenti in grado di stabilire la sede esatta e l’entità del danno. Il primo screening viene eseguito alla nascita, poi alla prima comparsa del disagio. Invece la prevenzione della degenerazione vestibolare alla comparsa dei primi sintomi, come vertigini, quando si vede tutto l’ambiente ruotare attorno a noi o si cade per non aver correttamente affrontato un gradino o davanti a frequenti cadute. Nuovi studi sulla sordità senile mostrano come sia rischiosa per la salute fisica e psichica. E come il settore sia stato sempre trascurato.
L’uso degli apparecchi acustici- conclude il dottor Guidetti- risulterebbe rendere meno gravoso il lavoro cognitivo del cervello e, specialmente quando coesistono deficit vestibolari, ridurrebbe quindi anche il rischio di cadute accidentali. Lo afferma uno studio dell’Università di Michigan (Usa) pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society. «Con il contrasto alla sordità, si migliora il coinvolgimento sociale della persona, si riducono gli sforzi nel tentativo di cogliere i suoni e i discorsi e aumentano sia il senso di stabilità sia di equilibrio migliorando sicurezza, percezione di sé ed autostima.
Redazione Peranziani.it