Come combattere la sonnolenza diurna degli anziani e l’insonnia

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19 Novembre 2019

La sonnolenza diurna degli anziani è un fenomeno sempre più esteso. E che spesso viene scambiato per naturale stanchezza legata magari ad una malattia ed all’invecchiamento. In realtà è un problema legato che è legato direttamente all’insonnia notturna.

“Di per se – spiega il dottAlessandro Cicolin Responsabile Medicina del sonno Ospedale Le Molinette di Torino – la sonnolenza diurna spesso è causata da un disturbo della qualità del sonno (sindrome delle apnee nel sonno e sindrome delle gambe senza riposo/disturbo da movimenti periodici degli arti), mentre l’insonnia genera “stanchezza diurna”. Il corpo umano, e questo vale anche per gli anziani, necessita per questioni biologiche del sonno. Ma le ore necessarie sono 6-7. Ovvio che se durante la notte non si riesce a dormire il nostro organismo va a ricercare quel tempo mancante nelle ore diurne. Erroneamente infatti pensiamo che il sonno sia un fenomeno passivo, invece si tratta di una fase attiva, soprattutto per il nostro cervello che sono in questa condizione riesce a compiere il suo processo di ristoro”.

Insonnia, cosa sapere

Si calcola che il 40% delle persone abbia problemi di sonno durante la notte. Ma questo non significa che questo basti per arrivare ad una diagnosi vera e propria di insonnia. “L’insonnia – continua il Dott. Cicolin – si può dire tale se ci troviamo difronte ad un periodo continuativo di diversi mesi. Quando ci capita di avere problemi ad addormentarci, o se ci svegliamo verso le 5 e non riusciamo a prendere sonno o se abbiamo una notte frammentata ma rimaniamo in un lasso di tempo isolato non ci troviamo davanti ad una situazione di insonnia”.

Queste notti “travagliate” hanno poi ripercussioni nella ore diurne: c’è infatti una sensazione di stanchezza pesante a fine giornata, sia fisica che mentale. C’è una grossa difficoltà di concentrazione , memoria ed attenzione. Ci sentiamo più irritabili, nervosi, apprensivi ed ansiosi. nei casi più difficili si arriva anche alla depressione. Situazioni e sensazioni che però si cancellano dopo una o due notti di buon riposo.

Insonnia, i consigli per gli anziani

Per combattere l’insonnia o comunque per migliorare la qualità del sonno notturno ci sono tutta una serie di consigli da seguire. Alcuni, i più banali, sono racchiusi nella cosiddetta “igiene del sonno”. Per dormire bene infatti serve il silenzio, uno spazio ampio e comodo ed il buio. riuscire a ricreare un ambiente di questo tipo è davvero fondamentale.

Bisogna poi cercare di regolarizzare il sonno nelle ore notturne senza andare a letto presto e neanche troppo tardi. La fascia oraria più indicata va quindi dalle 23 della sera alle 7 del mattino.

“Per capire il sonno bisogna conoscere e capire l’adenosina – aggiunge il dott. Cicolin – un neurotrasmettitore, di fatto la sostanza che origina il sonno. E’ infatti l’alto livello di adenosina ad attivarlo. Ed è importante sapere che mentre dormiamo il nostro corpo la elimina dandoci così al risveglio la sensazione di freschezza e riposo. Il grande nemico dell’adenosina è la caffeina. Questa infatti blocca gli effetti della prima, togliendoci i segnali del sonno che però per il nostro corpo restano ma vengono in qualche maniera annullati”. E’ per questo che il caffè va evitato la sera.

Anche la luce è importante data la sua reazione con la melatonina che il nostro copro produce. Bisogna cercare da questo punto di vista di restare in un luogo ben illuminato fino a 45’ prima di andare a dormire; a quel punto si abbassano le luci e questo provoca la produzione di melatonina che fa un po’ da direttore d’orchestra del sonno, aiutando ad addormentarci. L’opposto ovviamente avviene al risveglio dove bisogna subito creare un ambiente ben illuminato, meglio se dalla luce solare.

Per quanto riguarda invece il riposino diurno, la cosiddetta “pennichella”, non è una cosa negativa a patto che ci si limiti ai classici 15-20 minuti. Dormire di più infatti interferirebbe sul corretto sonno notturno.

Come curare l’insonnia

“Ci sono modalità differenti – conclude il Dott. Cicolin – farmacologiche e non farmacologiche. Soprattutto si cerca di intervenire sui comportamenti diurni, sullo stile di vita e l’alimentazione attraverso quella che viene definita Terapia Cognitivo Comportamentale. A questo punto, contro problemi del sonno leggeri si possono usare farmaci che migliorano la qualità del sonno profondo fino al ritorno alla normalità. Tutto questo senza rischi di dipendenza al farmaco ed effetti collaterali. Quando invece si ha a che fare con una diagnosi conclamata di insonnia bisogna intervenire con farmaci specifici, ipno-inducenti anche per evitare danni importanti al cuore, ictus e persino il cancro”.

Ovviamente questi tipi di farmaci sono si efficaci ma necessitano il controllo e la prescrizione di un medico. Evitare quindi assolutamente il “fai-da-te”.

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