Un’età da esplorare e vivere con pienezza che detiene un grande potenziale per conoscere, riconoscersi e dare testimonianza
Ogni epoca della vita comporta apprendimenti ed opportunità uniche, ogni giorno subiamo trasformazioni e replicazioni cellulari, epiteliali, e metaboliche ma anche di pensiero, attraverso una metamorfosi che non è solo fisica, ma soprattutto moto interiore.
I progressi della medicina hanno allungato i tempi di vita e di cura, per arrivare con rinnovata “vitalità” alla soglia di quella che viene definita “Terza età”, ma che non tutti sono propensi a vivere o a “festeggiare” come un’età di opportunità. Nonostante in alcune culture sia un’età che incute rispetto e correlata ad un’autorevole saggezza, nel mondo occidentale la cultura fatica ad accettare i cambiamenti ed il passaggio a questa seconda fase della vita, non riuscendo a coglierne gli aspetti creativi.
La letteratura -spiega Elisa Stefanati psicologa e psicoterapeuta presso l’ospedale privato Quisisana di Ferrara– stabilisce la terza età come la fase che va dai 60 ai 75 anni, un’età cruciale che appartiene a coloro i quali hanno lasciato il processo produttivo, e hanno a disposizione un tempo libero e liberato, da impiegare proficuamente, in quanto la salute fisica è decisamente buona.Va precisato che tra i 60 ed i 75 anni si parla di terza età come fascia d’età “centrale” e snodo cruciale per il collegamento sociale, perché questa fascia di popolazione è fisicamente sana, mentalmente vivace, culturalmente attiva. In altre parole: la terza età va essere considerata non più come problema bensì come risorsa.
Una pubblicazione aiuta a chiarire il senso di questa premessa. Si tratta del lavoro di Jane R. Prétat “La terza donna. Gli anni d’oro della trasformazione della terza età”. La terza età è quella fase della vita in cui non è più il corpo e la sua giovinezza ad essere teatro e palcoscenico di applausi, e questo è il primo passaggio da affrontare se si vuole evolvere e non restare ingabbiati in dinamiche depressive. In una società che investe e spende molto denaro nella cura dell’aspetto esteriore, è il culto del sé, dei propri interessi, della memoria, dell’identità, dell’anima che deve invece prendere il sopravvento.
Il volume citato, va piuttosto alla ricerca di quegli atteggiamenti che possono aiutarci a riprogettare il nostro destino per dirla alla Jung per “forgiare un Io, in grado di sopportare la verità”. Innanzitutto occorre partire dal presupposto che la terza età va percepita più realisticamente e non per forza come l’età della “rinuncia”. Se si riesce ad uscire dalla logica della “perdita” entrando in una fase trasformativa e più creativa, arrivando a considerare la terza età come una maestra ed una terapeuta, si può dar vita ad una reale e nuova fioritura della vita. Ognuno di noi viene chiamato a dar vita ad un processo artistico, creativo permettendosi tutte le possibilità che l’arte regala ed esprime.
«Se continuiamo a vivere il tempo che passa come una perdita, una mancanza -aggiunge la Prof.ssa Stefanati- corriamo il rischio di camminare nel mondo sempre circondati dalle assenze che hanno segnato la nostra vita, è il prof Massimo Recalcati, psicoanalista Lacaniano, ad evidenziare questo passaggio- e restiamo vittime di quelle assenze che continuano a essere presenti tra noi. Il lavoro del lutto non ci libera da queste assenze sempre presenti, ma ci permette di continuare a vivere, di resistere alla tentazione di scomparire insieme a chi abbiamo perduto. Se il dolore, come la morte, è senza immagine, senza suono e senza nome, la pratica dell’arte permette di risorgere e dar vite a qualcosa di “nuovo”.
La terza età è un’età in cui si ritrova il tempo per coltivare i propri interessi, per conoscersi e riconoscersi, è un’età in cui grazie al ritrovato tempo libero, si può frequentare gli altri, e valorizzare la propria sfera sociale ed affettiva. In questa età non bisognerebbe isolarsi, e nemmeno avere paura di frequentare i più giovani, per continuare ad apprendere e a mettersi in gioco. La cultura e l’arte possono svolgere un ruolo fondamentale per conoscere nuove dimensioni mentre la lettura consente di mantenere allenata la memoria. In assenza di patologie o farmaci che pregiudichino le prestazioni, anche complice il tempo a disposizione e l’assenza di stress, l’attività sessuale in terza età può essere ancora soddisfacente. E’ inoltre il tempo degli spazi e dei weekend che non hanno i confini ed i limiti imposti dagli obblighi professionali, e quindi è l’età migliore per viaggiare e permettersi di conoscere culture diverse ed esplorare geografie e prospettive sconosciute. Inoltre possedere maturità, memoria e identità detiene un grande potenziale, quello della testimonianza, che va trasmessa alle generazioni più giovani come un patrimonio prezioso che non deve essere perso».
E infine il tempo che scorre finanche ad arrivare alla vecchiaia non deve essere vissuto con paura. La vecchiaia, scrive Enzo Bianchi nel libro “La vita e i giorni” (il Mulino) assomiglia all’autunno. Per aggiungere subito che nessuna stagione è più dell’autunno ricca di poesia. La vecchiaia non è, dunque, l’ultima stazione di un viaggio- essa ci conduce ancora “altrove”. Lo Psicoanalista Recalcati, ancora ci ricorda che la poesia è davvero tale solo se sa ospitare la ferita, la mancanza, la caduta… Il problema del tempo che passa, non è quello di prepararsi alla morte, ma di «aggiungere vita ai giorni e non giorni alla vita». Il suo compito più importante è come mantenere vivo il suo desiderio della vita.
Redazione Peranziani.it