La disfagia, ovvero la sensazione di difficoltà o di ostruzione al passaggio del cibo attraverso la bocca, la faringe o l’esofago, colpisce circa il 20% della popolazione totale ed in percentuale maggiore quella anziana.
Si stima infatti che almeno il 45% dei soggetti al di sopra dei 75 anni presenti sintomi legati alla disfagia, che il 12-13% dei pazienti ospedalizzati sia disfagico cosi come anche il 66% dei soggetti ricoverati in ospedale a lungo termine.
Cos’è la disfagia
La disfagia conseguente ad alterazioni anatomiche è definita disfagia meccanica, quella associata a lesioni neurologiche disfagia neurologica. “A seconda della fase delle deglutizione – ci spiega la Dott.ssa Chiara Rega, nutrizionista – che risulta alterata, si distinguono disfagia orale, disfagia faringea ed disfagia esofagea.
Disfagia sintomi
Dal punto di vista clinico i principali sintomi della disfagia sono: alterazioni della mimica facciale, perdita di saliva, ritenzione del cibo nella cavità orale, tosse che compare dopo la deglutizione e sensazione di un corpo estraneo in gola.
Il sintomo più comune e identificativo della disfagia nell’aziano è la fatica nel far passare cibi solidi, dalla bocca allo stomaco. Quello che si verifica nel paziente è una sensazione di blocco e un conseguente rigurgito.
Anche un’inadeguata deglutizione è uno dei sintomi principali.
Ovviamente i sintomi della disfagia nell’aziano sono molteplici questi i più frequenti:
- difficoltà nel deglutire
- difficoltà a controllare il cibo in bocca
- sensazione di soffocamento
- incapacità di controllare la salivazione
- difficoltà a iniziare la deglutizione
- presenza di cibo bloccato in gola
- tosse durante i pasti
- polmonite frequente
- perdita di peso inspiegabile
- costante sensazione di debolezza
- voce gorgogliante dopo la deglutizione
- riflesso del vomito frequente
- rigurgito nasale durante i pasti
- presenza di catarro in gola
Disfagia cause
“Le cause di disfagia – prosegue la Dott.ssa Rega – sono riportabili principalmente vasculopatie cerebrali ed a
trauma cranici. In percentuali più basse si osserva disfagia in pazienti affetti da Sclerosi multipla, Sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Parkinson, nelle fasi avanzate di Alzheimer ed in numerose neuropatie come quelle legate ai nervi cranici. Non è raro inoltre riscontrare disfagia in neoplasie del distretto cervico-cefalico, dell’esofago e nei postumi di interventi di chirurgia oncologica cervico-facciale”.
Quale alimentazione scegliere per combattere la disfagia
L’intervento nutrizionale è finalizzato ad impedire la malnutrizione conseguente alla riduzione dell’ingestione di cibo ed a ridurre il rischio di ab ingestis (broncopolmonite che si sviluppa a causa dell’ingresso di materiali estranei nell’albero bronchiale).
“Per un efficace terapia nutrizionale – aggiunge la Dott.ssa Rega – è necessario per prima cosa definire i fabbisogni. Per minimizzare il rischio di iperglicemia si raccomanda di fornire il 30-40% delle kcal sotto forma di lipidi e di utilizzare fibre. Per quanto riguarda vitamine e minerali si fa riferimento alle linee guida ed al
quadro clinico”.
Effettuare scelte alimentari personalizzate
La scelta del menù per l’anziano disfagico varierà a seconda del quadro clinico, ma in linea generale sarebbe opportuno:
- Eliminare dalla dieta cibi che potrebbero aderire al palato come gli gnocchi, cibi troppo friabili come biscotti e crackers e polveri come cacao e cannella
- Sostituire pasta riso e pane con semolino crema di riso o patate lesse
- Come secondo piatto consumare carne o pesce tritati, uova o formaggi morbidi
- Consumare frutta e verdura sotto forma di mousse o centrifugati.
“Valutare gli alimenti per consistenza e densità – conclude la dott.ssa Rega – Attenzione agli sciroppi (acqua e zucchero) la cui somministrazione rende elevato il rischio di soffocamento per la sua elevata viscosità. Si al brodo che risulta vantaggioso per la diluizione di alimenti facilmente emulsionabili (semolino, uova, fomaggini).
Si al latte che rappresenta un alimento base per la disfagia nell’aziano sia come costituente che come diluente.
Modificare la densita degli alimenti tramite l’aggiunta di addensanti (amidi, gelatine, alginati, fibre idrosolubili)e diluenti ( latte vaccino o di soia, panna, brodo di caren,centrifugati di frutta e verdura)”.
Come trattare la disfagia nell’aziano
Essendo le cause della disfagia differenti tra loro, sono diversi anche i trattamenti da applicare in caso di diagnosi di questa patologia.
In caso di disfagia orofaringea è consigliabile un controllo neurologico, per rivolgersi poi a specialisti della terapia di deglutizione (logopedista o esperto della rieducazione della deglutizione).
In caso di disfagia esofagea è consigliabile intervenire con una dilatazione esofagea (anche per via endoscopica) oppure con un intervento chirurgico.
Nel caso di un anziano disfagico è consigliabile rivolgersi al supporto di un infermiere specializzato che possa fornire l’assistenza infermieristica adeguata. Per esempio si favorirà l’uso di un’alimentazione speciale a base di liquidi o tramite l’uso del sondino naso-gastrico.
Se la disfagia nell’anziano non è grave si può intervenire aumentando per esempio la frequenza dei pasti riducendone l’abbondanza, oppure tagliano il cibo in pezzi molto piccoli. È utile inoltre preferire cibi facili da deglutire.
Coinvolgimento del caregiver
Per il caregiver è importante monitorare quotidianamente la quantità di cibo e di liquidi che l’anziano disfagico assume per assicurarsi una corretta nutrizione e idratazione.
L’infermiere può essere a supporto del caregiver assicurandosi che tutti coloro che si occupano dell’assistenza del’anziano disfagico abbiano le adeguate competenze per alimentare in sicurezza la persona.
Redazione Peranziani.it