Sono sempre di più gli anziani che si iscrivono alle Università della Terza Età. Un successo che racconta per prima cosa come gli over 65 abbiano una visione della loro vita molto attiva, piena, dove poter dar sfogo ai loro hobby, ai loro desideri.
E così ecco che viene la voglia di mettere o rimettere la testa su un libro.
“Parlare di Università della Terza età – spiega il Prof Sergio Bolognini, Magnifico Rettore di Unitre, l’Università della Terza età di Milano – significa per prima cosa trattare anzi toccare il tema della condizione anziana. L’uscita dal mondo del lavoro di autonomi o dipendenti cambia radicalmente ogni cosa. Subentrano situazioni nuove, che possono anche trasformarsi in problemi veri e propri. Parliamo di gestione dei rapporti familiari, parliamo di occupazione del tempo libero, di spazi, la loro appropriazione e organizzazione, in ultimo ci sono poi le problematiche della senescenza. Ecco, un’iniziativa come l’Università della Terza età risponde a tutte queste quattro problematiche”.
Sembrerà infatti un paradosso ma ritrovarsi senza l’impegno stressante ed occupante del lavoro apre una nuova vita: ci sono ore da “riempire”, ci sono da ricostruire i rapporti con i familiari con i quali si sta per forza molto più tempo assieme; ci sono anche situazioni fisiche psicologiche e funzionali che cambiano. Insomma, un periodo di certo molto stimolante ma anche molto complicato.
“Sicuramente – aggiunge il Prof. Bolognini – iscriversi ad un corso universitario è un modo molto intelligente per vivere parte del proprio tempo libero. Pensiamo solo agli spazi. Significa infatti uscire di casa, uscendo da spazi limitati come possono essere la casa o il web. Spazio reale ma anche spazio sociale allargato. Ci si trova infatti a contatto con persone provenienti da paesi e luoghi diversi aumentando curiosità e stimoli. C’è poi un obiettivo, uno scopo da raggiungere ed una volontà di crescita personale. E spesso capita che sia anche una forma di compiacimento nel riprendere un piacere abbandonato anni prima. Ma il vero vantaggio riguarda la “battaglia” contro la senescenza. Lo studio in un ateneo come il nostro è un vero toccasana contro il processo evolutivo della senescenza anche perché si vive in una situazione di empatia molto forte tra le varie fasce d’età, dove giovani, adulti ed anziani si confrontano, aiutandosi. Un vero esempio di circolarità virtuosa”.
I corsi
Le Università della Terza età sono organizzate come delle facoltà vere e proprie. Va però subito aggiunto come non rilascino dei veri e propri attestati di laurea. Non ci sono diversità o limitazioni per il livello di istruzione; chiunque può iscriversi e spessissimo come a Milano ogni persona è libera di scegliere il proprio percorso di studi, comprese le difficoltà. E spesso non ci sono esami e valutazioni.
Il 64% degli iscritti sono donne mentre il 60% del totale sono persone alla ricerca della prima “laurea” della loro vita.
“Le materie prescelte almeno da noi a Milano – chiude il Prof. Bolognini – sono quelle umanistiche seguite da quelle sociale ed economiche. Hanno meno seguito quelle scientifiche anche per un problema di materiali e laboratori (molto spesso, come nel caso di Milano, le Università della Terza età sono enti basati sul volontariato con i docenti che tengono le loro lezioni in forma gratuita). Si paga una quota associativa per pagare le spese ma vorrei ricordare come nella nostra realtà arrivato a realizzare più di 50 mila ore di lezione l’anno per 1500 studenti, molto fidelizzati”.
Redazione Peranziani.it