Carico di cura e Assegno di Inclusione sono due definizioni che capita sempre più spesso di sentire, soprattutto tra i media come televisione e radio. Dal 2024, infatti, l’Assegno di Inclusione (ADI) ha sostituito il Reddito di Cittadinanza, rappresentando un’importante opportunità per le famiglie che si trovano a gestire situazioni di fragilità, come nel caso di anziani non autosufficienti o con disabilità.
Per chi si occupa del benessere di un genitore anziano, prendersi cura delle sue necessità quotidiane e garantire il giusto supporto può diventare un impegno gravoso. In queste situazioni, l’Assegno di Inclusione si pone dunque come un sostegno economico e un percorso di inclusione sociale e lavorativa, che può alleviare parte del carico di cura e aiutare la famiglia a gestire al meglio le sfide quotidiane.
Sapere che cos’è il carico di cura, come funziona questa misura e quali benefici può garantire è in questo senso essenziale per chi si occupa di un familiare anziano.
L’obiettivo di questa guida vuole quindi essere quello di offrire maggiore chiarezza circa i requisiti per accedere all’Assegno di Inclusione, ma anche come presentare la domanda e quali sono le possibilità di ottenere un aumento dell’importo, soprattutto se si ha un genitore in condizione di fragilità.
Che cos’è il carico di cura e come si determina chi lo possiede
Iniziamo a definire con precisione che cos’è il carico di cura e come si determina.
Il carico di cura si riferisce a tutte le responsabilità e le attività che una persona svolge per assistere un familiare non autosufficiente. Questo può includere l’assistenza a persone anziane, malati cronici, disabili o bambini con necessità speciali. In molti casi, infatti, i caregiver si trovano a dover gestire un impegno continuo, spesso 24 ore su 24, che comporta non solo un carico emotivo e fisico, ma anche la necessità di organizzare l’accesso a servizi esterni, come assistenza domiciliare, centri diurni o cure mediche specialistiche. Il carico di cura può dunque derivare sia dall’assistenza formale – fornita da operatori specializzati – che da quella informale, offerta da membri della famiglia.
La normativa riconosce in questo senso ufficialmente il carico di cura per i nuclei familiari con particolari esigenze assistenziali. Ai sensi del DPCM n. 159/2013, vengono riconosciuti come componenti con carichi di cura coloro che si occupano di minori di tre anni, famiglie con tre o più figli minori, e persone con disabilità o non autosufficienti.
Questi criteri sono fondamentali per determinare chi ha diritto a beneficiare di specifiche agevolazioni, come l’Assegno di Inclusione, che considera anche l’impatto di queste responsabilità sulle condizioni economiche della famiglia. Un riconoscimento formale che rappresenta un passo importante per garantire maggiore sostegno a chi si prende cura di persone vulnerabili. Vediamo come.
Che cos’è l’assegno di inclusione?
L’Assegno di Inclusione è una misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale pensata per offrire un sostegno economico e percorsi di integrazione lavorativa e sociale. L’obiettivo dell’ADI è duplice: da un lato, fornire un’integrazione del reddito per le famiglie in difficoltà economica; dall’altro, incentivare il reinserimento nel mondo del lavoro o l’accesso a percorsi di formazione professionale per i membri del nucleo familiare che ne hanno le capacità.
La struttura dell’ADI prevede due componenti principali:
Quota A: un’integrazione del reddito familiare, che garantisce un contributo economico mensile calcolato in base al numero di componenti del nucleo e alla loro situazione economica.
Quota B: un sostegno specifico per le famiglie che vivono in abitazioni con contratto d’affitto regolare, con un contributo aggiuntivo per le spese legate alla locazione.
Salvo i casi di carichi di cura, cioè di non autosufficienza o disabilità, i membri del nucleo familiare in grado di lavorare devono aderire a progetti di formazione, orientamento o ricerca di lavoro. Tale approccio mira infatti a combattere non solo la povertà economica, ma anche l’esclusione sociale, promuovendo una maggiore autonomia e integrazione dei beneficiari.
A chi spetta l’Assegno di Inclusione? Ecco i requisiti
Come detto precedentemente, l’Assegno di Inclusione è quindi pensato per supportare i nuclei familiari con particolari esigenze economiche e sociali. Tuttavia, per poter accedere a questa misura, è necessario soddisfare una serie di requisiti sia a livello familiare che economico.
I principali requisiti del nucleo familiare prevedono che l’Assegno di Inclusione sia erogato a famiglie in cui è presente almeno uno dei seguenti soggetti:
– una persona con disabilità certificata;
– un minore;
– una persona con più di 60 anni;
– un individuo in condizioni di svantaggio inserito in un programma di cura e assistenza riconosciuto dai servizi socio-sanitari.
Per quanto riguarda i requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno, il richiedente deve essere:
– cittadino europeo o familiare di cittadino europeo con diritto di soggiorno;
– cittadino di paesi terzi con permesso di soggiorno UE per lungo periodo;
– titolare dello status di protezione internazionale;
– residente in Italia da almeno cinque anni, con continuità negli ultimi due.
Senza dimenticare un requisito chiave che definisce a chi spetta l’Assegno di Inclusione e carico di cura, vale a dire il requisito economico, con l’ISEE del nucleo familiare che non deve superare i 9.360 euro.
Come fare domanda dall’assegno di inclusione
La domanda per l’Assegno di Inclusione deve essere presentata all’INPS, attraverso diverse modalità:
– via telematica, accedendo al sito dell’INPS con le proprie credenziali (SPID, CIE o CNS);
– presso i patronati, che offrono assistenza gratuita nella compilazione della domanda;
– attraverso i Centri di Assistenza Fiscale (CAF), che offrono un servizio di intermediazione tra il cittadino e l’INPS.
Una volta presentata la domanda, i dati del nucleo familiare verranno trasmessi alla piattaforma del Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL), dove il richiedente dovrà registrarsi e sottoscrivere un Patto di Attivazione Digitale (PAD).
Naturalmente questo passaggio è fondamentale per avviare il percorso di inclusione lavorativa, in quanto prevede il coinvolgimento dei servizi sociali locali e dei Centri per l’Impiego.
Aumento dell’assegno di inclusione: quando si verifica
Ovviamente l’importo dell’Assegno di Inclusione può variare in base alla composizione del nucleo familiare e alle condizioni di particolare fragilità, come la presenza di persone con disabilità grave o non autosufficienti. Nei casi più complessi, l’importo massimo mensile dell’assegno può attualmente raggiungere circa i 650 euro, con un ulteriore contributo di 150 euro per il pagamento dell’affitto. Questo aumento è tuttavia previsto esclusivamente per i nuclei in cui è presente una persona disabile al 100%, riconosciuta come non autosufficiente.
Per i nuclei familiari senza persone con disabilità grave, l’assegno può arrivare fino a 500 euro al mese, con un contributo affitto massimo di 280 euro mensili.
L’Assegno di Inclusione viene erogato per un periodo di 18 mesi, dopodiché è prevista una sospensione di un mese prima di poter richiedere il rinnovo per ulteriori 12 mesi.
Per maggiori dettagli e approfondimenti, è possibile fare riferimento alle fonti ufficiali di INPS e Ministero del Lavoro: Inps – Assegno di inclusione; Ministero del Lavoro – Linee guida.
Redazione Peranziani
Articolo revisionato dalla nostra redazione