E’ un mondo che invecchia sempre più: secondo le ultime proiezioni statistiche fornite dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), nel 2050 sarà infatti “over 60” una persona su cinque. “L’aumento della popolazione anziana, che passerà dagli attuali 900 milioni a oltre due miliardi”, ha affermato nel commentare i dati l’epidemiologa Flavia Bustreo, vice-direttore generale dell’Oms per la salute di famiglia, donne e bambini, “sarà una delle principali sfide globali del futuro. Perché dobbiamo apprezzare l’importanza dell’invecchiamento, tuttavia è necessario garantire che questi anni in più siano vissuti in salute e in modo dignitoso”. Ma allo stato attuale dell’assistenza (e non solo), quali sono oggi i Paesi migliori per gli anziani? Per avere la risposta, ricercatori della Columbia University’s Mailman School of Public Health e dell’University of Southern California Schaeffer Center for Health Policy & Economics, in collaborazione con la John A. Hartford Foundation, hanno sviluppato l’Hartford Aging Index.
I parametri presi in esame
Nello specifico, l’Hartford Aging Index è un articolatissimo indice di qualità di vita nella terza età basato sull’analisi dei 5 seguenti parametri: la produttività nella terza età (intesa come: percentuale di lavoratori “over 65” rispetto al totale; età-media di ritiro effettivo dal lavoro; tempo impiegato in attività di volontariato dagli “over 65”; percentuale di popolazione tra i 55 e i 64 anni impegnata in corsi non scolastici); lo stato di benessere psico-fisico (inteso come: aspettativa di vita sopra i 65 anni; soddisfazione nella qualità della vita dai 50 anni in su); l’equità sociale (intesa come: differenza tra abbienti e meno abbienti tra gli “over 65”; disponibilità di cibo sano e in quantità sufficiente per gli “over 65”; rischio di povertà per gli “over 65”; grado di studi della popolazione “over 65” e percentuale di popolazione tra i 55 e i 64 anni impegnata negli studi); la solidarietà sociale (intesa come: assistenza sociale agli “over 65”; grado di fiducia nei vicini per le persone di oltre 50 anni; percentuale di “over 65” co-residenti o comunque in contatto quotidiano con classi sociali più giovani); la sicurezza (intesa dal punto di vista fisico, ma anche da quello economico, valutando il potere d’acquisto degli “over 65” così come il debito pubblico e altri indici economici dello Stato in cui risiedono).
La Top 10 “a misura d’anziano”
Incrociando i suddetti dati relativi a 30 diversi Paesi del mondo occidentale, gli studiosi americani sono così arrivati a stabilire che il Paese più “a misura” di anziano è la Norvegia (65 di valutazione rispetto all’Hartford Aging Index), seguita dalla Svezia (62), dagli Stati Uniti (59.8), dall’Olanda (59.5) e dal Giappone (59.1). A chiudere la Top 10: Irlanda (57.6), Danimarca (57.5), Germania (55), Finlandia (54.6) e Spagna (52.7).
La posizione dell’Italia (e perché)
Il nostro Paese? Si piazza al 14° posto con 36.5 di indice, abbondantemente alle spalle del Belgio (43.3) e di poco davanti alla Slovenia (35.2); più indietro seguono Estonia (33.3), Polonia e Ungheria (23.5). A dispetto di una popolazione anziana in continua crescita (13 milioni e 500 mila gli anziani censiti nel 2016 contro gli 11 milioni e 700 mila del 2007), a penalizzare l’Italia nell’Hartford Aging Index sono stati soprattutto i numeri relativi alla solidarietà sociale (18° posto su 30, con l’Irlanda al primo), oltre che alla produttività (17° posto, Stati Uniti al primo) e all’equità tra classi abbienti e meno abbienti (ancora 17° posto, con la Norvegia in testa e la Danimarca appena dietro). Meglio invece nel nostro Paese il grado di benessere psico-fisico (13° posto, con il Giappone leader incontrastato) e la sicurezza (che ci vede sul podio, preceduti solo da Spagna e Olanda).
Nel nostro Paese longevi, ma…
Oltre alla ricerca condotta negli Stati Uniti, con la classifica che verrà poi aggiornata ogni anno, altri dati fotografano una condizione certo non privilegiata dei nostri anziani. Infatti, se l’aspettativa di vita dopo i 65 anni è superiore di 12 mesi rispetto alla media europea (18,9 anni per gli uomini, 22,2 nelle donne secondo gli ultimi dati disponibili e relativi al 2015), nel nostro Paese un anziano su due soffre di almeno una malattia cronica grave: a dirlo è l’ultimo rapporto Istat sulla salute in Italia e nell’Unione Europea.
Mentre un recente incrocio tra i dati del nostro ministero della Salute e quelli raccolti da una ricerca di Italia Longeva ha evidenziato che solo il 2,7% degli “over 65” italiani con malattie croniche o comunque “fragili” può godere di un’adeguata assistenza domiciliare contro il 20% fatto registrare in alcuni paesi del Nord Europa. Come ad esempio Norvegia e Svezia, che non a caso abbiamo visto occupare le prime due posizioni in classifica secondo l’Hartford Aging Index.
Redazione Peranziani.it