La diminuzione dell’udito da anziani, in gergo scientifico presbiacusia, segna più o meno significativamente l’intera popolazione degli over 65. “Ma va detto che una minima e
lentissima involuzione uditiva, che le persone per altro non avvertono, inizia in tutti gli individui a partire… già dai vent’anni”, specifica il dottor Enrico Fagnani, audiologo e otorinolaringoiatra dell’Università di Milano, autore di una quarantina di pubblicazioni scientifiche sulle tematiche audiologiche. “Con il suo progredire, in particolare nella terza età, il problema si manifesta soprattutto con la difficoltà di comprendere le parole in un ambiente rumoroso e in presenza di altri messaggi che si sovrappongono. Un altro sintomo della presbiacusia sono gli acufeni (o ‘tinnitus’, cioè un rumore di fondo nel silenzio), così come il fastidio e la distorsione in presenza di suoni intensi e improvvisi, come per esempio il tintinnio causato da piatti e posate. In alcuni casi anche la musica a una certa età può generare fastidio e in generale il disturbo si collega alla ridotta dinamica della coclea, che può essere considerata il ‘cervello’ del nostro orecchio interno”.
La presbiacusia può anche essere, se non indotta, collegata a determinate patologie della terza età?
“Anche se il problema è riconducibile in tanti casi a una genetica sfavorevole, quindi alla familiarità, patologie sistemiche come ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, dislipidemia, disfunzioni tiroidee e malattie autoimmuni possono in effetti accentuarlo. Anche lo stress, pur non potendo essere considerato un fattore primario, può avere un ruolo sugli acufeni collegato all’aspetto vascolare ovvero a una cattiva circolazione. E in questo senso gioca un ruolo negativo anche il fumo di sigaretta”.
E’ vero che nella terza età le donne sono più esposte a una diminuzione dell’udito rispetto agli uomini?
“In termini assoluti il genere femminile è protetto dalla condizione ormonale estrogenica, ma in effetti dopo la menopausa il calo uditivo tra le donne è più evidente, a volte anche nei casi in cui è stata comunque seguita una terapia ormonale sostitutiva”.
Ci sono comportamenti corretti che possono contribuire a contenere il problema?
“Sì, e riguardano l’alimentazione: occorre ridurre i cibi ricchi di sale (a partire da salumi, carni rosse e formaggi stagionati), oltre a diminuire o eliminare gli alcolici; mentre sono da preferire le carni bianche, il pesce e le verdure. Si suggerisce anche un ragionato utilizzo di antiossidanti e integratori con proprietà cocleo-protettive, che possono essere prescritti dal medico curante o dall’audiologo”.
Nell’ambito familiare come ci si deve rapportare per favorire la comunicazione con persone anziane affette da presbiacusia?
“Bisogna rivolgersi loro parlando frontalmente, in modo chiaro e ben scandito, evitando al contempo che ci siano interferenze, come per esempio altre voci che si sovrappongono o un alto volume del televisore nella stanza. Occorre sempre ricordarsi che questi soggetti faticano a comprendere sequenze di parole pronunciate velocemente, ancor peggio se con una dizione imprecisa (il classico ‘mangiarsi’ le parole) e in un ambiente affollato dai suoni. In questo senso, il ristorante è sicuramente una delle condizioni più fastidiose e a volte addirittura imbarazzanti per un anziano con limitazioni dell’udito: lo sottolineo per i familiari, specie per quelli che assistono in prima persona i loro cari, perché ne tengano conto nel momento in cui si organizza un’uscita da casa”.
Può anche essere utile favorire la lettura delle labbra?
“Le persone affette da presbiacusia tendono a fissare spontaneamente lo sguardo sul volto – in particolare sulle labbra – della persona che parla, è una compensazione automatica che il sistema nervoso centrale mette in atto per supplire a un deficit uditivo. Da qui appunto il consiglio dato in precedenza di mettersi sempre frontalmente all’anziano mentre si comunica con lui. Tuttavia la lettura labiale integrale, insegnata da figure specialistiche, è utile solo per i sordi gravi e solo nel caso, davvero raro, in cui non possano avere pieno beneficio da apparecchi acustici o impianti cocleari. E’ invece una soluzione inutile per l’anziano presbiacusico, anche perché può trarre il massimo vantaggio dall’attuale tecnologia audioprotesica”.
Appunto: quali protesi audiologiche sono consigliate in questi casi di sordità lieve?
“In commercio vi sono ottimi dispositivi audioprotesici detti open fitting: non sono veri e propri apparecchi acustici, ma ausili molto leggeri e facilmente indossabili da chiunque. Come accennavo poc’anzi, negli ultimi vent’anni la tecnologia ha sviluppato una serie di soluzioni che consentono oggi di compensare le perdite uditive lievi (in precedenza non trattabili) con grande facilità e con esiti sorprendenti”.
Si può usufruire di questi apparecchi acustici anche attraverso il Servizio sanitario nazionale?
“Il Servizio Sanitario Nazionale contribuisce economicamente alla fornitura di apparecchi acustici solo in caso di invalidità civile almeno del 33%, percentuale che non si raggiunge con la normale presbiacusia ma solo con sordità grave. Tuttavia è ammesso che alla percentuale si arrivi con il concorso di altre patologie coesistenti, come quelle che abbiamo indicato in precedenza. E’ questo un caso questo abbastanza frequente, perciò è bene rivolgersi al proprio medico curante oppure a uno specialista audiologo per valutare la situazione e capirne i costi”.
Redazione Peranziani
Articolo revisionato dalla nostra redazione