La società in cui viviamo si trasforma costantemente da un punto di vista demografico, evolvendo in maniera inarrestabile verso un progressivo invecchiamento della popolazione che rende di giorno in giorno più necessario un sistema di assistenza anziani sempre più capillare e meglio organizzato. Tale esigenza non viene generata solo dall’aumento di cittadini over 65, ma anche dalla quantità di anziani che grazie alle cure mediche attuali ed alle più moderne tecnologie raggiungono la terza età in uno stato di non autosufficienza che può durare oltre 15 anni. Tuttavia, un servizio di assistenza anziani preparato e regolare supportato dallo Stato risulta ancora largamente assente.
Proprio per tale ragione a partire da gennaio 2017 sono state presentate in Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato tre disegni di legge: la proposta numero 2048, “Misure in favore di persone che forniscono assistenza a parenti o affini anziani”, a prima firma Cristina De Pietro (Gruppo misto); seguita dalla proposta numero 2128 dal titolo “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare”, a prima firma Laura Bignami (Gruppo Misto – Movimento X) ed, infine, la numero 2266, “Legge quadro nazionale per il riconoscimento e la valorizzazione del caregiver familiare”, a prima firma Ignazio Angioni (Pd).
Tuttavia, benché i tre disegni siano ancora in fase di esame, è la proposta di legge relativa all’ assistenza anziani numero 2128 ad essere esplicitamente appoggiata dal Coordinamento nazionale famiglie di disabili gravi e gravissimi in virtù dei suoi contenuti che rivoluzionano in modo radicale e concreto il ruolo del caregiver.
Legge Bignami sul caregiver famigliare: cosa prevede
Le tematiche inerenti all’ assistenza anziani toccate sono quelle relative ai contributi versati al caregiver famigliare, il riconoscimento delle malattie professionali e la possibilità per il caregiver di beneficiare di un periodo di pausa dal suo lavoro per garantirsi delle cure mediche approppriate senza vedere il proprio assistito istituzionalizzato.
Molti caregiver familiari, infatti, per dedicarsi all’ assistenza anziani, si vedono costretti ad abbandonare il proprio lavoro. Pertanto, il disegno di legge Bignami propone il versamento di un anno di contributi ogni cinque anni di piena attività di assistenza anziani ad ogni caregiver familiare da parte dello Stato.
Un’altra tematica affrontata è quella relativa al riconoscimento delle malattie professionali. Un caregiver qualificato può usufruire gratuitamente di esami e cure per le patologie e i disturbi sviluppati in seguito alla prolungata attività di assistenza anziani, beneficio del quale, al contrario, non godono i caregiver familiari.
Un’altra problematica presente all’interno della comunità dei caregiver familiari è inerente all’impossibilità di sospendere la propria attività di assistenza anziani anche se per brevi periodi e per motivi di salute a causa della mancanza di un servizio di assistenza domiciliare che possa sostituire temporaneamente il caregiver. Attualmente, infatti, molti caregiver si trovano costretti a un bivio tra la propria necessità di sottoporsi a cure mediche prolungate o accettare che il proprio assistito venga ricoverato in una stuttura di tipo sanitario e assistenziale.
La principale problematica incontrata dalla proposta di legge numero 2128 è l’assenza di una platea che possa dare indizi circa l’ammontare dei fondi statali che sarebbe necessario stanziare per poter garantire ai cittadini questi servizi. I caregiver familiari, infatti, attualmente non sono riconosciuti, dunque non è nemmeno possibile quantificare la loro presenza all’interno dello Stato.
Calcolo ADL: un parametro per calcolare la tua attività di assistenza
La legge Bignami, tuttavia, provvede anche a delineare il ritratto del caregiver mediante una serie di parametri attraverso i quali sarà possibile calcolare l’ADL (Activities of Daily Living) ovvero il grado di assistenza anziani che il singolo fornisce quotidianamente.
Il calcolo dell’ADL utilizza come strumento una scala semplificata che prevede l’assegnazione di un punto per ogni attività completamente indipendente svolta dall’assistito ed analizza tutte le funzioni necessarie a soddisfare i bisogni primari, quali farsi il bagno, vestrirsi e nutrirsi. Su tale scala il punteggio massimo ottenibile dall’assistito è 6, corrispondente numerico di uno stato di completa indipendenza.
Un altro parametro da considerare è l’indice IADL (Instrumental Activities of Daily Living) che si preoccupa, invece,di valutare la capacità dell’assistito di adoperare strumenti di comunicazione e di trasporto quali il telefono e i mezzi pubblici, di governare la propria abitazione oppure di gestire il denaro a sua disposizione.
Redazione Peranziani.it