Nel nostro paese il diabete colpisce fino all’8% delle persone sopra i 60 anni e fino al 10-12% dopo i 70 anni. Esistono alcuni fattori di rischio che rendono più probabile la comparsa di diabete negli anziani. Alcuni di questi possono essere corretti: stile di vita sedentario e cattive abitudini alimentari. Altri sono più difficili da evitare o correggere: altre malattie e relativi farmaci, cambiamenti correlati all’età nella produzione e/o azione dell’insulina.
Il diabete è un’alterazione dei valori di glicemia nel sangue, che va chiaramente a definirsi come una malattia metabolica e con l’avanzare dell’età si va incontro ad una predisposizione maggiore allo sviluppo della patologia. Tutto ruota intorno ad un ormone importante come l’insulina: che viene prodotta in misura minore, e non corrispondente alle esigenze del metabolismo. Una caratteristica clinica del diabete è l’iperglicemia risultante dalle suddette alterazioni a carico dell’insulina.
Le principali varietà di diabete sono il diabete tipo 1 (detto anche insulino-dipendente)
Il diabete tipo 2 (detto anche non-insulino-dipendente) ed il diabete gestazionale.
Tra il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2, il secondo è decisamente più diffuso del primo: secondo la maggior parte delle stime, circa il 90% della popolazione diabetica soffre di diabete di tipo 2 e solo il restante 10% è portatrice di diabete di tipo 1.
Il più comune è quello definito come “alimentare” che si sviluppa con l’aumentare dell’età e che non richiede l’ausilio della terapia insulinica. E’ possibile prevenire il diabete a tavole. La prevenzione è fondamentale come anche l’attività fisica.
Fondamentale – spiega la dottoressa Manuella Mapelli- è seguire una dieta normocalorica, a ridotto contenuto di zucchero ovvero ipoglicidica. L’obiettivo è quello di tenere a bada gli zuccheri nel sangue ed il controllo del peso: per scongiurare l’innalzamento e la formazione di grasso addominale, pericoloso per la salute.
I cibi alleati
Tutti i cereali integrali, i legumi, la verdura ad esclusione delle patate che non sono verdure, è consigliabile consumare almeno tre porzioni di pesce alla settimana preferenzialmente pesce azzurro (ricco di omega 3), le carni magre e bianche, sempre meglio se biologiche perché antibiotic-free e stesso discorso per le uova, è bene consumare grassi buoni, come l’olio extravergine di oliva, la frutta secca oleosa, e due porzioni di frutta al giorno senza eccedere con le dosi. Si ai dolcificanti naturali tipo la stevia.
Cibi da evitare o da limitare il più possibile
Cibi raffinati, tutti gli zuccheri semplici, ed il miele, i dolciumi ad alto contenuto glucidico e lipidico, primi piatti molto mantecati, come lasagne, cannelloni e tortellini, focacce e pizza e sostituti del pane come cracker grissini taralli, pane all’olio e strutto, ma anche le patate, gliinsaccati, tutte le bevande alcoliche, come birra, vini e superalcolici i succhi di frutta e tutte bibite gasate ad alto contenuto zuccherino.
Il consiglio della nutrizionista:
Sempre meglio consumare la frutta intera a porzioni per l’alto contenuto di fibre ad azione saziante e non saltare mai i pasti. E’ bene partire con una buona colazione, e intervallare i pasti con un piccolo snack (come ad esempio 10 mandorle).
L’attività fisica è fondamentale per contrastare il problema, oltre a far tornare il buonumore grazie alla stimolazione delle endorfine, abbassa glicemia e zuccheri nel sangue, mobilitando le riserve di grasso viscerale, addominale in accumulo, un tipo di grasso pericoloso per la salute.
I rischi correlati al diabete non sono da sottovalutare perché correlati allo sviluppo di malattie cardiometaboliche, cardiovascolari, ipertensione e colesterolo alto.
l numero di persone affette da diabete di tipo 2 è in rapida crescita sia nei Paesi avanzati, sia in quelli che sono in via di sviluppo. Questo è dovuto principalmente a un’alimentazione squilibrata e a uno stile di vita sedentario, che conducono a obesità – una delle principali cause del diabete di tipo 2. I dati mostrano un aumento considerevole del numero di pazienti in Italia negli ultimi 20 anni, che oggi raggiunge la quota di 4 milioni. Per questo-conclude la dottoressa Mapelli- è di fondamentale rilevanza incidere sull’educazione alimentare.
Con la consulenza della dottoressa Manuela Mapelli biologo nutrizionista e Ambassador di Fileni
Redazione Peranziani.it